Maggio 19, 2023

G7 Hiroshima: i fatti più importanti della prima giornata

Si è aperta con un atto dall’alto valore simbolico – per non dire di quello emotivo – la prima giornata di lavori al G7 di Hiroshima. Accolti e guidati dal primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, i Sette si sono recati in vista al Memoriale della Pace. Non un luogo qualunque. Esso sorge infatti attorno al Genbaku Dome (“Genbaku” significa “bomba atomica” in giapponese), la sola struttura rimasta in piedi nei pressi dell’esplosione nucleare del 6 agosto 1945.

Emmanuel Macron, in particolare, si è concesso uno strappo al protocollo: durante la posa per le foto di rito, ha assestato una pacca sulla schiena al primo ministro Kishida. Un modo per comunicare la propria empatia al padrone di casa. C’è chi ha visto in queste immagini un memento, a maggior ragione visto il tintinnio di sciabole nucleari orchestrato dalla Russia fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

Contesto a parte, oggi non sono mancate le grandi notizie. Possiamo contarne almeno due. La prima: Volodymyr Zelensky si unirà al summit in Giappone in presenza. Il suo arrivo è previsto domenica, nella giornata conclusiva. Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, ha spiegato alla tv di stato ucraina perché la sua partecipazione dal vivo è così importante: “Eravamo sicuri che il nostro Presidente sarebbe stato presente dove l’Ucraina aveva bisogno di lui, in qualsiasi parte del mondo, per risolvere la questione della stabilità del nostro Paese. Ad Hiroshima si decideranno questioni molto importanti, quindi la presenza fisica è un elemento cruciale per difendere i nostri interessi“. Accontentato.

Fino a stamattina la presenza di Zelensky veniva motivata con la volontà di alzare il pressing nei confronti di due Paesi fino ad oggi tiepidi nei confronti della causa ucraina: Brasile ed India. Poi si è capito che c’era dell’altro.

Joe Biden ha comunicato agli Alleati la decisione americana di addestrare piloti ucraini su velivoli di quarta generazione, inclusi gli ambitissimi F-16. Da quanto si apprende in queste ore, l’addestramento avverrà fuori dall’Ucraina, principalmente in Europa. Questo non vuol dire, attenzione, che gli Stati Uniti forniranno i jet in possesso della propria aeronautica, ma che in prospettiva permetteranno ai Paesi terzi di consegnare all’Ucraina i caccia fabbricati dalla statunitense Lockheed Martin. Ad oggi è comunque giudicato altamente improbabile (se non impossibile) che i jet arrivino in Ucraina in tempo per l’annunciata controffensiva. Ecco allora che la presenza di Zelensky al vertice assume un altro significato, molto più concreto. Bisognerà capire tempi, modi, quantità. Come dichiarato dallo stesso presidente ucraino, ci sarà da “discutere dell’attuazione pratica di questa decisione“. Anticipazione: con gli F-16 siamo in presenza di un “game changer“.

Altro da segnalare? Sì. In una dichiarazione congiunta i sette Grandi hanno varato ulteriori sanzioni nei confronti di Mosca e controlli sulle esportazioni, in particolare quelle di “macchinari industriali, strumenti e altre tecnologie che la Russia utilizza per ricostruire la sua macchina da guerra“. I leader hanno aggiunto che proseguiranno gli sforzi per tappare le falle che consentono a Mosca di eludere le sanzioni e limitare le entrate derivanti dal commercio di metalli e diamanti. Emblematica la battuta del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel:I diamanti russi non sono per sempre“. Nelle prossime ore il focus potrebbe spostarsi anche sulla sfida/minaccia rappresentata dalla Cina. E in questo senso il fatto che la presidenza del G7 sia giapponese potrebbe non essere un dettaglio marginale. Vedremo quali risultati riuscirà a portare a casa Tokyo nelle dichiarazioni conclusive.

E l’Italia? Per Giorgia Meloni la giornata è iniziata all’insegna della tensione. Il presidente del Consiglio non ha apprezzato (eufemismo) l’affondo di Justin Trudeau a favore di telecamere. Un “agguato” che la diplomazia italiana valuta come un colpo sotto la cintura: i temi da trattare nel bilaterale erano stati reciprocamente concordati nel dettaglio, e quello sollevato dal primo ministro canadese non rientrava tra questi. Decisamente meglio è andato il colloquio con Olaf Scholz. Fonti italiane fanno sapere che con il cancelliere tedesco, atteso presto a Roma, si è toccato anche il dossier Ita-Lufthansa. Eppure il solo collega ad aver meritato un post dedicato sulle pagine social di Meloni – Kushida a parte – è l’inglese Rishi Sunak, il primo ministro britannico con cui l’italiana ha stretto – ad oggi – il legame più forte fra i leader G7.

Chiusura con la parentesi dolceamara che ha visto i leader G7 riunirsi idealmente attorno all’Italia. Meloni durante i lavori continua a ricevere foto di aggiornamento dall’Emilia-Romagna. È visibilmente turbata. Così – riportano fonti italiane – i colleghi chiedono cosa c’è che non va. Meloni mostra i video dell’alluvione. Non c’è bisogno di troppe parole.


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