L’Ospite, la Città Sotterranea e il mito della sicurezza: prime risposte sul fallimento del Mossad. Così Israele non ha visto arrivare il cigno nero di Hamas

Dal giorno in cui tutto è cambiato, Israele si tormenta con la stessa domanda, riproponendola attraverso infinite declinazioni: “Com’è stato possibile? Com’è potuto accadere? Come abbiamo fatto a non vedere?“.
Esperti della sicurezza assicurano che serviranno anni per venire a capo della questione. Mentre i pochi funzionari israeliani che ancora hanno voglia di parlare ribadiscono che questa non è l’ora delle domande. Ma solo della guerra.
Eppure risposte e teorie sui motivi che hanno condotto al più clamoroso buco dell’intelligence di Tel Aviv cominciano faticosamente a farsi strada, componendo di ora in ora un mosaico complesso. Di fatto l’unico in grado di giustificare un fallimento che si spera farà scuola. Dopo avere fatto Storia.
Potessero scegliere di interrogare una sola persona nell’universo, avessero certezza di ottenere risposta, gli israeliani opterebbero per Mohammed Deif. È la sua mente che ha partorito il piano che ha sconvolto Israele.

Considerato alla stregua di un semi-Dio dai giovani palestinesi, Deif ha fatto della segretezza ha fatto una ragione di vita. Come un mafioso qualunque.
È per questo che del suo volto circola una sola vecchia foto, e pure sgranata. Israele gli dà la caccia da molti, troppi anni. Spesso vicina ad ucciderlo, mai ad afferrarlo: gli ha preso un braccio ed una gamba, ma non la diabolica capacità di organizzare piani perfetti. I pochi che lo hanno frequentato dicono di lui che da giovane fosse amante del teatro. Negli anni ha conservato la passione per i colpi di scena.
C’è una pratica diffusa, tra i militanti di Hamas. Prevede di trascorrere la notte ogni volta a casa di un simpatizzante diverso. È il modo per eludere l’intelligence israeliana. E anche il motivo valso a Deif il soprannome di “Ospite“.
Abituato a giocare in trasferta, il fantasma di Hamas ha portato l’incubo in casa degli israeliani. Se c’è riuscito è perché ha saputo leggere la forza del nemico, in modo da intuirne le fisiologiche debolezze. Ha così scommesso che quello della impenetrabilità di Israele fosse solo un mito. …
4 commenti su “L’Ospite, la Città Sotterranea e il mito della sicurezza: prime risposte sul fallimento del Mossad. Così Israele non ha visto arrivare il cigno nero di Hamas”
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Ottimo (e amaro) articolo…
interessante conoscere i protagonisti sul campo e gli errori stupefacenti. Unica considerazione sul titolo:non è un cigno nero perché non era imprevedibile che a Gaza non amassero Israele . Chiedere all’ esperto Pax (pasquale Cirillo su Twitter) il tipo di volatile, non vanto competenze che non ho
“nessuno abbia avuto il coraggio di credere ai propri occhi” e se invece qualcuno nel governo israeliano avesse ritenuto conveniente un attacco di Hamas, sottovalutandone la potenza, per dare una spinta alla soluzione definitiva della questione Hamas? Fra tutti i governi che ha avuto Israele questo è il più integralista e deciso a rendere tutto il territorio “roba loro”. Ora il dado è tratto, speriamo che per Israele finisca bene, ma anche per gli abitanti Gaza, liberarsi di Hamas li renderebbe un po’ più liberi, almeno come gli abitanti degli altri territori amministrati dai Palestinesi, la via della pace non può neppure essere imboccata finché hai in seno qualcuno che non ammette neppure la tua esistenza.
Non credo a questa versione dei fatti Roby.