23 Maggio 2024

FLASH! La Cina lancia esercitazioni su larga scala nelle acque di Taiwan: “Gli indipendentisti si romperanno la testa”. I dettagli

Importanti sviluppi dall’Indo-(poco)Pacifico. Nelle ultime ore la Cina ha lanciato esercitazioni militari su larga scala intorno a Taiwan. A definire la gravità di quanto sta andando in scena sono le parole del tenente generale Stephen Sklenka, numero due dell’esercito USA nella regione: “Ci aspettavamo qualcosa del genere, francamente“, ma questo “non significa che non dobbiamo condannarlo” perché “è una cosa preoccupante“.

Contesto: perché è importante quanto accade a Taiwan? Perché è il possibile punto di rottura dell’equilibrio internazionale, il fronte più caldo delle tensioni tra Stati Uniti e Cina.

La novità delle ultime ore è l’arroganza con cui Pechino motiva le sue esercitazioni. Il portavoce dell’Esercito Popolare di Liberazione parla senza timidezze di “severa punizione per gli atti separatisti delle forze indipendentiste di Taiwan” e di “forte avvertimento contro l’interferenza e le provocazioni di forze esterne“.

L’obiettivo dichiarato delle esercitazioni – attenzione ai grassetti – è quello di “testare le capacità di combattimento reali“, mediante “pattuglie di preparazione al combattimento mare-aria, l’acquisizione dell’intero campo di battaglia e colpi di precisione su obiettivi chiave“. Le esercitazioni “coinvolgeranno il pattugliamento di navi e aerei che si avvicinano intorno all’isola di Taiwan e operazioni integrate all’interno e all’esterno dell’arcipelago di isole“.

Con una battuta si potrebbe dire che questa “non è (solo) un’esercitazione“.

La mossa di Pechino arriva a pochi giorni di distanza dal discorso di insediamento del neo-presidente di Taiwan, William Lai. Il leader di Taipei aveva esortato Pechino a “cessare le sue intimidazioni politiche e militari contro Taiwan. (…) Spero che la Cina affronti la realtà dell’esistenza della Repubblica di Cina, rispetti le scelte del popolo di Taiwan e, in buona fede, scelga il dialogo al posto del confronto, lo scambio al posto del contenimento e, in base ai principi di parità e dignità, si impegni a cooperare con il governo legale scelto dal popolo di Taiwan“.

Sono parole che in Occidente leggiamo come ragionevoli, normali, ispirate dal buon senso, ma che in Cina vengono interpretate come una provocazione, una sfida alla pretesa del Dragone di giungere alla riunificazione indicata dal presidente Xi Jinping come obiettivo irrinunciabile di Pechino.

Domanda: perché Xi vuole Taiwan?

Risposta breve: perché la sola presenza di “un’altra Cina“, democratica, libera, rappresenta una minaccia a lungo termine per il Partito Comunista Cinese, dimostra che “un’altra Cina è possibile“.

In risposta all’accerchiamento cinese, Taiwan non è rimasta a guardare. Il ministero della Difesa ha dispiegato “forze navali, aeree e terrestri per rispondere” e “per difendere la libertà, la democrazia e la sovranità” dell’isola. In una nota ha dichiarato: “I nostri militari restano vigili e sono pronti. Non cerchiamo conflitti, ma non ci tireremo indietro per garantire la sicurezza della nostra nazione e proteggere la nostra bellissima patria“.

Siamo dinanzi a una chiara escalation da parte di Pechino. Non tanto dal punto di vista militare – da una prima analisi l’accerchiamento odierno semba ricalcare quello andato in scena nel 2022 in rappresaglia alla visita di Nancy Pelosi – quanto retorica.

Esempio chiarificatore. Dichiarazioni del ministero degli Esteri cinese: “Le forze indipendentiste di Taiwan resteranno con la testa rotta e il sangue che scorre dopo essersi scontrate con la grande…impresa della Cina di raggiungere la completa unificazione“. Le esercitazioni intorno all’isola sono per bocca di Pechino un “serio avvertimento“. E come tale dovrebbe essere recepito da Stati Uniti e Alleati. È in corso un evidente aumento dell’aggressività da parte della Cina. Occorre rispondere a tono, impedire che Taiwan venga accerchiata anche a livello diplomatico.

Per approfondire: L’inusuale messaggio recapitato dagli anziani del Partito a Xi Jinping. Il futuro del dittatore. I preparativi di guerra in Cina e le contromosse americane per difendere Taiwan e le Filippine. L’unità militare USA fondamentale per salvare Taipei. Le simulazioni di invasione. 

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