Biden e il rischio di una congiura. Il pallottoliere della rivolta. Le regole della Convention e i democratici “ribelli”. Il fortino del Presidente dentro il Congresso

È da giorni che Joe Biden si sente accerchiato. Anzi, forse da tutta una vita.
Vittima di una congiura, oggetto del solito complotto, costretto a lottare contro il destino avverso. Eppure questo déjà vu presenta connotati particolari. C’è un sentore diverso, forse qualcosa nell’aria. Qualcuno lo descrive come un cattivo presagio, altri come l’angoscia prima dei titoli di coda.
Ma la prova di un piano in pieno svolgimento per condurlo alla resa è infine venuta nella giornata di ieri.
Di tutti i modi e di tutti i luoghi che Nancy Pelosi avrebbe potuto scegliere per esortare il Presidente a riconsiderare le proprie scelte, l’ex Speaker della Camera ha optato proprio per “Morning Joe“, notoriamente la trasmissione preferita di questo inquilino della Casa Bianca. L’appuntamento quotidiano, il mezzo più veloce e sicuro per ferire, per colpire al cuore.

Così gli assistenti del Presidente hanno indossato l’elmetto, capendo che la battaglia era entrata ufficialmente nel vivo, che la strada appena imboccata era probabilmente senza ritorno.
Biden e il rischio di una “congiura”. Le regole della Convention democratica e la “lettera” per cambiarle. Il ruolo dei delegati “ribelli”. Il pallottoliere della rivolta e il fortino del Presidente dentro il Congresso
L’editoriale sul New York Times – e dove, sennò? – di un ricco e popolare finanziatore di campagne democratiche come George Clooney, nel quartier generale dei Biden è stata interpretata come ennesima conferma di una guerra sotterranea infine emersa in superficie.
Lo stesso dicasi per i rumours riguardanti un presunto contatto, precedente alla pubblicazione dell’intervento di Clooney, tra l’attore e Barack Obama in persona.
Tutto secondo un copione già interpretato in passato, nella lettura di Biden: sottovalutato da sempre, avversato dalle elite, e sempre tornato a galla.
