Aspettando la guerra. Governo, militari, civili: come Israele si prepara all’attacco iraniano
È da anni che Israele e i suoi soldati aspettano questo momento. Cullati dall’idea che la sofferenza verrà ripagata, si dicono che solo affrontando il nemico sarà possibile vivere felici, senza più paura. E insieme, temono di sbagliare.
Nelle loro case, nelle loro caserme, gli israeliani guardano l’orologio, scrutano l’orizzonte. In mezzo a nuvole nere, cercano risposta. La troveranno presto, una di queste notti. Arriverà da oriente, e forse non soltanto. Arriverà coi missili della Repubblica Islamica, coi razzi di Hezbollah, e delle altre sue milizie. Un conto alla rovescia da perdere la testa.
Nell’attesa, prepararsi. Sapendo che potrebbe non bastare, che occorrerà soffrire.
L’ultima telefonata con Biden. Le istruzioni del capo dello Shin Bet. Tutti i preparativi finali. Come Israele si prepara all’attacco iraniano
Nell’ultima delle loro telefonate, Joe Biden ha avvertito Bibi Netanyahu: l’America vi difenderà, ancora una volta, come sempre. Ma non vogliamo una grande guerra.
La verità è che è possibile non sia più una scelta della Casa Bianca.
Jet da combattimento americani sono in procinto di raggiungere Israele, mentre le navi già da ore solcano il mare, in costante avvicinamento. Serviranno a proteggere l’all’Alleato in difficoltà, atteso dall’ira iraniana per l’umiliazione storica di un assassinio avvenuto sul proprio territorio, quello di Ismail Haniyeh. Se n’è avuta conferma definitiva poche ore dopo l’uccisione del leader di Hamas, quando sulla cupola della Moschea di Jamkaran, nella città di Qom, è stata issata la bandiera rossa, quella della vendetta.