27 Agosto 2024

Il Principe della Morte. Un dipinto sparito, un leader in ostaggio, un nemico assassinato e un viaggio segreto. Potenza, paure, futuro: tra i fantasmi di MBS – 2^ PARTE

È vero che New York è sempre New York. Ma il 15 novembre del 2017 sembra esserlo un po’ di più. Circa mille fortunati, stipati nella sala grande di Christie’s, la più importante casa d’aste al mondo, ne hanno chiara percezione pochi minuti prima della vendita del secolo.

Sono collezionisti, giornalisti, esperti d’arte, semplici curiosi. E non sono soli. Assieme a loro, collegati da casa o chissà dove, migliaia di persone attendono di sapere a quanto ammonterà l’ultimo rilancio. Curiosità morbosa? Solo in parte. Per il resto umana voglia di far parte di una grande storia.

Dopotutto non capita spesso che un dipinto di Leonardo venga battuto all’asta. Tutti gli altri esemplari sono sotto chiave, custoditi in questo o quell’altro museo. Ne resta in circolazione solo uno, questo: si chiama Salvator Mundi.

Jussi Pylkkänen, già presidente globale di Christie’s, osserva da vicino il Salvator Mundi

Anche gli intermediari pigiati nella “phone bank”, temprati da spettacoli di ogni sorta, si riscoprono preda dell’eccitazione collettiva. Chiamati a descrivere l’andamento dell’asta ad acquirenti senza volto, deputati a raccogliere le loro offerte, mostrano livelli di coinvolgimento inediti. Di nuovo: è chiaro a tutti che si farà la Storia. E Alex Rotter, 38 anni, pizzetto riconoscibile e capelli all’umberta, sarà tra coloro che contribuiranno a scriverla.

Alex Rotter, sulla destra, impugna il cartello con il numero 1580

La base d’asta è 75 milioni di dollari, ma neanche la consapevolezza di essere parte di un’asta senza precedenti smuove il giovane Rotter dalle sue convinzioni: “Arrivati 200 milioni la partita sarà chiusa“, si dice. Ebbene, si sbaglia.

Jussi Pylkkänen, il battitore, è come un direttore d’orchestra: “Shhh“, intima alla folla in estasi dopo ogni rilancio, “duecento milioni, abbiamo duecento milioni qui, datemi 210! 210 milioni!“.

Gliene danno molti di più. È un attimo perché si arrivi a quota 300. E perché per Rotter si ripresenti un déjà vu: anche stavolta il giovane intermediario è convinto che sia tutto finito, che nel giro di pochi istanti Pylkkänen decreterà l’asta conclusa. Ma ancora una volta si sbaglia, ancora una volta si va avanti.

Jussi Pylkkänen dirige l’asta

Rotter non è informato sulle intenzioni del suo cliente, non sa fino a che punto vorrà spingersi. Eppure è chiaro che adesso ogni incremento vada gestito diversamente. In situazioni normale si limiterebbe al compitino: riportare l’andamento dell’asta, ricevere indicazioni, comunicare l’entità della prossima offerta. Ma questa non è una situazione normale.

Così al suo interlocutore, dall’altra parte della cornetta, ora domanda “Sono 300 milioni di dollari: vuoi fare un’offerta di 300 milioni di dollari adesso?‘. La risposta è affermativa: di rilancio in rilancio, sempre la stessa.

Così il gruppo si screma. A stringere una cornetta tra le mani sono sempre in tanti, ma i reali contendenti sono due appena.

Adesso siamo a quota 332 milioni, il nuovo rilancio è a quota 350. Il battitore ha bisogno di inumidirsi le labbra, di buttare giù qualcosa. Pylkkänen ora alza un bicchiere verso la folla: è come volesse scaricare la tensione del momento, rendere onore allo spettacolo, offrire un brindisi collettivo.

Trecentosettanta milioni. Stavolta il battitore solleva il sopracciglio. Chi oserà spingersi oltre? Tempo pochi secondi e si ha come l’impressione di essere finiti in un film. Alex Rotter si copre la bocca con la mano, poi si immerge in un conciliabolo al telefono. Saranno pure alcuni istanti, ma sembrano durare in eterno. Alla fine, come a voler cercare un appiglio, Rotter porta la mano libera verso la parete accanto, fa per afferrarla, infine scandisce: “400 milioni!“.

L'”oooh” dei presenti è la prova che, adesso sì, la competizione è finita. Il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci è di Alex Rotter. O meglio: di un principe saudita. E non di quello finito agli atti di Christie’s come acquirente del dipinto, aggiudicato alla modica cifra di 450,3 milioni di dollari, commissioni incluse. No, è di “quel” Principe saudita. Potreste averne sentito parlare: si chiama Mohammed bin Salman.

Ma cosa deve farsene l’erede al trono saudita di un dipinto di Gesù Cristo? A dire il vero non è molto chiaro, a maggior ragione visto che il ritratto sparisce per anni. C’è chi giura di averlo visto, chi dice sia custodito sullo yacht personale del principe d’Arabia. Eppure è soltanto a distanza di tempo che un giornalista libanese, confidente di MBS, risolve il mistero.

MBS, il Principe della Morte. Un dipinto sparito, un leader in ostaggio, un nemico assassinato e un viaggio segreto

Il Salvator Mundi è a Ginevra, assicura, protetto a dovere in attesa di realizzare la sua missione. Mohammed bin Salman lo custodisce gelosamente, aspettando che un grande museo in costruzione a Riyadh venga completato. Una volta appeso alla parete, spiega sarà la sua Monna Lisa, il pezzo ineguagliabile, il richiamo capace di attirare milioni di visitatori.

Eppure non c’è ragione economica che possa spiegare un investimento di 400 milioni di dollari per un quadro, per quanto di valore. È chiaro a tutti che vi siano motivazioni di altro segno: motivazioni politiche e di potere. Perché non può passare inosservato, dentro e fuori i confini del Regno, che il prossimo sovrano della culla dell’Islam abbia messo le mani su un dipinto portatore di inestimabile significato simbolico e religioso. Così quello che il giovane Salman indirizza è un messaggio che procede in due direzioni, assumendo a seconda dei casi connotati differenti. Alla casta wahabita e integralista…

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