16 parole e un sospetto. I rumours sul comunicato “disgiunto” della Lega. E perché i divieti sui missili italiani sono un problema per l’Ucraina (non per Roma, per ora)
A dare voce al sospetto che agita un assolato pomeriggio di fine agosto sono fonti parlamentari ben addentro alle dinamiche del centrodestra. Perché in politica la forma è spesso sostanza. E sedici parole in più o in meno possono fare la differenza.
Tutto succede poco dopo la riunione dei leader della coalizione, convocati a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni.
Il vertice voluto dal Presidente del Consiglio dovrebbe servire a riannodare i fili del discorso dopo la pausa estiva. E se possibile a distendere i rapporti tra Salvini e Tajani, sempre cordiali di persona, ma pure reduci da mesi di reciproche e costanti punzecchiature, sulla scia del testa a testa andato in scena alle elezioni Europee.
Il clima del summit è in effetti descritto dai partecipanti come collaborativo e disteso. Versione confermata anche dalle prime delle seconde linee dei partiti presenti. Insomma: nessuna divisione capace di far traballare pericolosamente le fondamenta del governo. Figurarsi di metterne in dubbio la tenuta.
Eppure qualcosa, a un certo punto, si inceppa. Al punto che sono proprio rumours provenienti dal centrodestra, chissà se maliziosi o semplicemente informati, ad adombrare il sospetto che le famose sedici parole di cui sopra siano state il frutto non di un errore ma di una scelta politica precisa.
Il riferimento,…