16 Settembre 2024

Trump nel mirino. I retroscena del fallito attentato. I punti deboli nella sua sicurezza. E cosa potrebbe cambiare adesso

A poche ore dal secondo attentato alla vita di Donald Trump nello spazio di appena 65 giorni, tra le molte domande inevase, ancora in attesa di risposta, ce n’è una a destare particolare sconcerto.

E non riguarda – come a questo punto sarebbe pure lecito – i dubbi sollevati poco fa dallo sceriffo della contea di Martin sul possibile movente di Ryan Wesley Routh. E nemmeno si tratta della possibilità che l’attentatore di West Palm Beach possa anche non essere (solamente) uno squilibrato, un lupo solitario, ma “parte di una cospirazione” più grande, di un piano dai contorni ancora indefiniti.

A restare sul taccuino è più di tutto lo scenario evocato da un alto funzionario del Secret Service, l’agenzia che per due volte, in qualche modo, ha salvato la vita dell’ex Presidente: “Che succede se un paio di occhi non vedono la canna di un fucile in mezzo a un filare di alberi?“.

Tempo pochi minuti, quello necessario per spostarsi da una buca all’altra su un campo da golf, e un ex inquilino della Casa Bianca sarebbe stato probabilmente raggiunto da una o più proiettili, forse ucciso, a seconda della capacità di tiro dell’attentatore.

Così è a partire da questo inquietante memento, che gli Stati Uniti si interrogano sulla strada da percorrere da qui a novembre. Perché cinquanta giorni a separare da un’elezione fino a ieri sembravano scampoli di gioco, frammenti di tempo, ma adesso la percezione del momento si è capovolta. C’è come la sensazione, e il serio rischio, che possano risultare eterni.

Ne hanno piena consapevolezza i responsabili della sicurezza dei candidati alla Presidenza, convinti che il primo attentato, quello di Butler, abbia scoperchiato il vaso di Pandora, esposto l’America ad un pericolo latente. Quale? L’uccisione di un suo leader: per quanto odiato, pure amatissimo. Evento capace di gettare realmente il Paese nel caos, di rendere gli Stati Uniti divisi, e stavolta irrimediabilmente.

Per questo dal discorso generale si arriva al particolare. E allora ci si chiede: come si protegge un ex Presidente? Ancora: come si protegge un ex Presidente in corsa nuovamente per la Casa Bianca? Di più: come si protegge Donald Trump? Per capirlo occorre fare un passo indietro, analizzare scenari e retroscena.

Così come a Butler, è ancora il destino – o per i Repubblicani la Divina Provvidenza – a tracciare la rotta, a segnare gli eventi. Fonti informate descrivono infatti la decisione di uscire sul green come una scelta dell’ultimo minuto, un fuoriprogramma non in scaletta. Per questo sorge il primo dubbio: come faceva Ryan Routh a sapere? Perché era in attesa?

I retroscena del fallito attentato. I punti deboli nella sicurezza di Donald Trump e cosa potrebbe cambiare adesso

Una risposta parziale arriva dal verbale di denuncia stilato successivamente al suo arresto. Risalite al suo numero di telefono, le autorità indagano sulle celle agganciate nelle ore precedenti al fallito attacco: l’uomo, risulta, è rimasto in attesa. Dalle due di notte fino al primo pomeriggio, per circa 12 ore, ha forse pensato a come sarebbe stato sparare a Donald Trump, apprestandosi a farlo.

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