Minacce, smentite, bluff: tutti i retroscena della prima telefonata fra Donald Trump e Vladimir Putin

“Presidente, è in linea? Bene, le passo il Presidente“.
Gli assistenti prendono posto, un silenzio carico di attesa avvolge la stanza.
Clic. Il vivavoce è attivato. Due fogli bianchi sulla scrivania, una penna, qualora prendere appunti si rivelasse necessario.
Mar-a-Lago, Florida.
Da questa parte della cornetta, Donald Trump aspetta di parlare con Vladimir Putin.
Chi ha chiamato chi? Ha importanza? A dire il vero sì.
La formula utilizzata dal Washington Post (“…during the call, which Trump took from his resort in Florida…“) non dirada i dubbi, ma suggerisce una possibilità: quella che sia stata Mosca a comporre il prefisso di Palm Beach.
È una deduzione? Sì. Troverà conferme? Difficile.
Ma possiamo aggiungere un altro indizio a supporto di questa versione. È quello fornito da Steven Cheung, portavoce del leader repubblicano, che interpellato sul punto replica: “I leader di tutto il mondo sanno che l’America tornerà ad avere un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. Per questo motivo hanno iniziato il processo di sviluppo di relazioni più forti con il 45° e 47° Presidente, perché egli rappresenta la pace e la stabilità globale“.
Al di là dei toni enfatici, il “non detto” di Cheung è interessante: sono gli altri leader…