4 Gennaio 2025

La strigliata di Trump dal campo da golf, la “minaccia” dei ribelli dopo la festa: dentro la vittoria di Johnson al Congresso, aspettando la prossima tempesta

Dicono che Donald Trump fosse in quei minuti impegnato sul campo da golf, inseguendo un birdie, niente di più, niente di meno. E che ad un certo punto, tra una buca e l’altra, il telefono di un assistente abbia preso a squillare: “Pronto, Presidente? Abbiamo un problema a Capitol“.

A centinaia di km di distanza, la maschera fino a quel momento imperturbabile di Mike Johnson, Speaker uscente e desideroso di conferma, aveva appena iniziato a mostrare le prime crepe, i segnali inquietanti di un’angosciosa consapevolezza. Senza un forte intervento esterno, un colpo capace di invertire la tendenza, le porte del caos si sarebbero spalancate sul 119esimo Congresso, risucchiando in un vortice lui, certo, ma pure il Presidente.

La strigliata di Trump dal campo da golf, la “minaccia” dei ribelli dopo la festa: dentro la vittoria di Johnson al Congresso, aspettando la prossima tempesta

Del resto il voto di Thomas Massie, “guastafeste” dichiarato del Kentucky, era stato ormai dato per perso. Fisiologico handicap con cui venire a patti senza troppe proteste, scotto da mettere in conto in presenza di una maggioranza talmente risicata da apparire quasi menzognera.

Eppure è stato andando avanti con l’appello, segnando i voti sulle tabelle, di collega in collega, che i conti hanno iniziato a non tornare. All’unica defezione giudicata tollerabile dai contabili del Partito Repubblicano si sono infatti aggiunti i voti contrari dei deputati Norman e Self. Poi la silenziosa attesa di altri 6 – decisamente troppi per pensare di restare in sella. Nove ribelli in tutto: decisamente tro…

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