Gli ultimi segreti di Bill Burns

Si trova forse fra le righe di un vecchio pezzo del New York Times la descrizione più affascinante mai partorita a proposito di Bill Burns. È quella che tratteggia una figura “alta e discreta, con occhi guardinghi, capelli argentei e un baffo curato. Un tipo che potresti facilmente immaginare in un romanzo di John Le Carré, sussurrando nell’orecchio di un dignitario, durante una festa all’ambasciata, che la città sta cadendo nelle mani dei ribelli. E che una barca, a mezzanotte, lo attende al porto” per metterlo in salvo.

Eppure lo 007 ancora per qualche giorno più potente al mondo ha in programma per sé stesso un’uscita di scena meno rocambolesca. “Probabilmente dormire“, ha risposto a chi gli chiedeva quali piani avesse elaborato per il 20 gennaio, giorno dell’insediamento del nuovo Presidente. Non una mancanza di rispetto dal direttore della CIA, sia chiaro, ma, “voglio dire, ci sono un sacco di cose che non ho fatto negli ultimi quattro anni“.
C’è da capirlo, mettetevi nei suoi panni. A parte compiere 84 viaggi all’estero, coprire in volo una distanza superiore al milione e mezzo di chilometri, Bill Burns è stato l’uomo dell’America – e dell’Occidente – al tavolo dei “Cattivi”, ogni qual volta gli equilibri del pianeta sono stati in bilico.
Ma ora basta. Che lo voglia o no, adesso è tempo di fermarsi.
Sì, d’accordo. Però non prima di un ultimo viaggio. Non prima di aver svelato i suoi ultimi segreti. Gli ultimi segreti di Bill Burns.
Gli ultimi segreti di Bill Burns: il profilo di Vladimir Putin, l’ossessione iraniana, “l’avversario formidabile” e il cattivo più inquietante. Ritratto e retroscena del direttore della CIA al passo d’addio
Racconta Bob Woodward, decano del giornalismo a stelle e strisce, che fu il suo ingresso nell’Ala Ovest della Casa Bianca, alle 9:15 del 23 febbraio 2022, a segnare la fine dell’adolescenza per l’amministrazione Biden.
Quando la porta dell’ufficio del Consigliere per la Sicurezza Nazionale si aprì, il direttore della CIA emerse stringendo in mano un pezzo di carta.
“Ehi, Bill“, lo salutò Jake Sullivan, ancora ignaro che il futuro aveva appena fatto irruzione in quella stanza. L’altro non rispose, si guardò attorno, valutò in un attimo l’affidabilità dei presenti nella camera, e poi annunciò: “Sto andando nello Studio Ovale“.
“Sta succedendo?“, chiese rapida Amanda Sloat, responsabile per l’Europa al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Non ebbe bisogno di aggiungere particolari. “Sta succedendo“, rispo…