Retroscena di un negoziato: lo sgarbo di Trump a Netanyahu, la diplomazia del golf, Smotrich e la “crisi di coscienza”. Hamas e l’ultimo bluff

Si dice che uno dei momenti chiave del lungo e tormentato negoziato di tregua sia dopotutto relativamente fresco. Fonti accreditate, a ben vedere, lo fanno coincidere con uno sgarbo, con un atto giudicato dai presenti quanto meno sconveniente. L’artefice del torto? Steve Witkoff, inviato di Donald Trump per il Medio Oriente. E il destinatario, suo malgrado, il primo ministro di Israele.

Lo sgarbo di Trump a Netanyahu. La diplomazia del golf. La crisi di coscienza di Smotrich e la lettera del fratello. Hamas e l’ultimo bluff
Nulla di irrimediabile, sia chiaro, ma il segno che gli Stati Uniti avessero schiacciato il piede sull’acceleratore sì; il sintomo che fosse ormai politicamente impossibile perseguire la strategia della “vittoria totale“, cavallo di battaglia di Bibi Netanyahu, anche.
L’offesa in questione, dicevamo, si sarebbe materializzata nel corso di una telefonata risalente ad una decina di giorni addietro. Quella, per intenderci, che le solite fonti descrivono oggi come “schietta“, “priva di formalità“. Gergo diplomatichese ad indicare un confronto acceso e riconducibile alla richiesta di un incontro immediato. O forse alla sua pretesa.
Witkoff avrebbe infatti comunicato agli assistenti del primo ministro il suo arrivo nello Stato Ebraico per il primo sabato del nuovo anno. E gli assistenti, dal canto loro, gli avrebbero ricordato con gentilezza come la sua presenza sarebbe stata gradita, certamente, peccato solo…