22 Gennaio 2025

Nascoste nei campi UNRWA: il racconto dei 3 ostaggi israeliani. Romi e la beffa rifilata ai terroristi. Emily e l’intervento senza anestesia. Hamas e l’ultimo crudele “regalo” prima del rilascio

Quando tutt’intorno è ormai calata l’oscurità, a bordo dell’elicottero militare che le trasporta finalmente verso casa, Emily Demari chiede un pennarello. Usa la mano ancora integra, quella che Hamas non le ha rubato, per scrivere su una lavagnetta, a favore di telecamera, che sì, adesso l’incubo è davvero finito.

Accanto a lei Tomer Bar, comandante dell’Aeronautica israeliana, cerca di restare serio, professionale: ma quanto è difficile controllarsi, non farsi contagiare dallo spirito delle tre sopravvissute, non lasciarsi travolgere dall’adrenalina che scorre loro in corpo, da tutto il loro coraggio.

Per 471 giorni hanno visto di tutto. Sono state ferite, costrette a vivere per lunghe settimane sottoterra, private della luce del giorno, sottoposte a pressioni psicologiche che avrebbero potuto spezzare chiunque. Ma Romi Gonen, Emily Demari e Doron Steinbrecher, in qualche modo, adesso sono al sicuro, pronte a raccontare l’inferno attraversato, nella speranza che possa servire a qualcosa, forse a recuperare chi è rimasto indietro, prigioniero del Male.

Nascoste nei campi UNRWA: il racconto dei 3 ostaggi israeliani agli investigatori IDF. Romi e la beffa rifilata ai terroristi. Emily e l’intervento senza anestesia. L’ultimo “regalo” crudele di Hamas prima del rilascio

Grazie“: è la prima parola pronunciata all’unisono quando le soldatesse israeliane gli si fanno incontro.

“Grazie”: lo ripeteranno molte volte, nelle ore successive, verso i medici, i politici, gli amici e i familiari che le hanno aspettate. Di tanto in tanto, i loro aguzzini le hanno messe davanti alla televisione, altre volte hanno acceso la radio: è per questo che le ragazze israeliane, al loro rientro, sanno già che migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere il loro rilascio. C’è chi ha lottato per riaverle indietro, chi è morto, chi non è più tornato.

I medici che si occupano dei primi, rapidi, controlli generali appaiono sollevati.

Israele aveva pensato a tutto: dagli psicologi, per fornire sostegno emotivo, ai dietologi, per valutare il loro stato di nutrizione, fino al…

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