26 Gennaio 2025

Soldatesse fino in fondo: Hamas e l’ultimo tiro mancino degli ostaggi israeliani. Il mistero delle trecce. La grande paura dei vertici militari

In volo verso casa, verso il Rabin Medical Center di Petah Tikva, dove i medici israeliani le aspettano per cercare di capire quanto sia profonda l’impronta lasciata da 477 giorni di prigionia, le 4 soldatesse israeliane, appena rilasciate da Hamas, hanno voglia di sorridere, di scherzare. Le colleghe dell’esercito, felici di riabbracciarle ma preoccupate per le loro condizioni, gli indicano i posti a sedere: accomodatevi per il viaggio. È in quel momento che una delle ragazze replica: no, no, non parlateci così, nella nostra vecchia lingua, noi capiamo solo l’arabo. Umorismo tipicamente ebraico. Capacità di ironizzare su un trauma, di capovolgerlo a proprio vantaggio, fino a riaffermare la propria forza sulle difficoltà.

Eppure c’è stato un momento, nel quartier generale dell’esercito dedicato agli ostaggi, in cui davvero i vertici dell’esercito israeliano, dello Shin Bet e del Mossad, hanno temuto che le quattro ragazze potessero crollare, che la fibra, per quanto forte, potesse spezzarsi.

Soldatesse fino in fondo: Hamas e l’ultimo tiro mancino degli ostaggi israeliani. Il mistero delle trecce. La grande paura dei vertici militari

È stato nel bel mezzo dell’operazione di rilascio, quando è apparso chiaro che Hamas avesse intenzione di mettere in scena una dimostrazione di forza. Almeno un paio di paure hanno preso possesso delle menti dei capi della sicurezza israeliana, per una volta impotenti, impossibilitati ad intervenire in qualunque caso.

Il primo, fondamentale: che per qualche motivo il rilascio delle ragazze potesse complicarsi, finire fuori controllo, mettendo a repentaglio l’incolumità delle giovani e il loro ritorno a casa…

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