2 Febbraio 2025

“Salvate il soldato Milley”. L’intelligence sui tentativi dell’Iran di assassinarlo. Timori per la sicurezza nazionale USA dopo la revoca della scorta ordinata da Trump

Sono informazioni di intelligence a dir poco esplosive quelle che convincono Mark Milley a compiere la mossa più irrituale di una carriera che ne ha viste parecchie. Perché avrà pure molti difetti, ma nessuno può accusarlo di essere un timido, quando si tratta di avere coraggio.

Figlio della classe operaia di Boston, ex giocatore di hockey (uno sport non per tutti), famoso per il suo modo di parlare schietto, alle volte brutale, è l’uomo che agli amici si descrive scherzosamente come Popeye, Braccio di Ferro, “il fottuto marinaio“.

Sono quello che sono“, risponde a chi gli chiede con insistenza di sé, per una volta mettendo da parte la parlantina che nel corso degli anni, sul campo di battaglia, ha riempito chissà quanti silenzi carichi di paura e incertezza.

Alcuni anni fa, da comandante di brigata, in Iraq, ha mostrato ai suoi ragazzi cosa significhi avere fegato, mettere gli interessi della patria davanti a tutto, anche alla propria vita. È successo la notte in cui un ponte pieno di trappole esplosive stava per far saltare in aria un paio di carri armati statunitensi in procinto di attraversarlo. È successo quando le comunicazioni con quei militari non funzionavano. Ed è successo quando Mark Milley decise che l’unica opzione percorribile fosse quella di mettersi a correre sul ponte per impedire ai blindati di procedere, e che spettasse a lui, in qualità di comandante, il compito di accelerare il passo.

“Salvate il soldato Milley”. L’intelligence sui tentativi dell’Iran di assassinarlo. Timori per la sicurezza nazionale USA dopo la revoca della scorta ordinata da Trump

Eppure quello richiestogli il 30 ottobre 2020 è un coraggio di tipo differente. L’intelligence è chiara: Pechino guarda con apprensione al caos che sta accompagnando le fasi finali della prima presidenza Trump. Di più: teme che l’inquilino della Casa Bianca sia tentato di ordinare un attacco, che possa decidere di sfogare all’esterno le tensioni che dilaniano la società americana da dentro.

È sulla base di queste informazioni che Mark Milley decide di fare la sua giocata, di alzare la cornetta, e di aspettare che dall’altro capo del filo prenda la chiamata il generale Li Zuocheng, suo omologo nell’Esercito Popolare di Liberazione, suo nemico dichiarato, non per scelta.

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