Bugie, omissioni, informazioni classificate: dentro il gruppo Signal che imbarazza Donald Trump. Chi rischia di più dopo la pubblicazione integrale della chat sull’attacco agli Houthi

Non più stralci di conversazione, passaggi estrapolati dal contesto, allusioni senza prove. Jeffrey Goldberg, direttore di The Atlantic, dinanzi alle accuse della Casa Bianca ha schiacciato il pulsante nucleare, fornito al pubblico americano il contenuto integrale della chat della discordia, quella che da tre giorni rappresenta una fonte di enorme imbarazzo per l’amministrazione Trump.
Era quanto The Donald – descritto in queste ore come nervoso, profondamente irritato dal fatto che il caso stia oscurando il suo operato – sperava arrivato a questo punto di evitare.
Perché? Perché è la mossa che espone una linea di difesa comunicativamente molto fragile. Di più: perché impedisce all’amministrazione di voltare pagina.
Il risultato in questione è il mix di due ingredienti che miscelati non lasciano scampo: primo, la mancata ammissione di un errore madornale, grossolano, da parte dei protagonisti del gruppo Signal incriminato; secondo, l’assenza di chiarezza, di verità, una volta che la fuga di notizie è trapelata sulla stampa.
E adesso? Adesso silenziate gli altri gruppi: è questa l’unica chat che conta.

📱Prima parte: l’inizio dei guai
L’11 marzo: il giorno in cui tutto è iniziato. Mike Waltz crea “Houthi PC small group“: mai definizione si rivelò così sfortunata. Il gruppo, composto da 19 persone, è tutto meno che ristretto. Inavvertitamente, per circostanze che il Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA sostiene di ignorare, viene aggiunto alla conversazione il direttore di “The Atlantic”, Jeffrey Goldberg.
È il peccato originale: Waltz sceglie di utilizzare Signal, un’app di messaggistica commerciale, non criptata, per coordinare le comunicazioni tra i leader della sicurezza americana nei giorni della campagna di bombardamenti contro gli Houthi dello Yemen.
Come scopriremo nei passaggi successivi, la Casa Bianca ha probabilmente ragione nell’affermare che non si trattasse di “piani di guerra” a tutti gli effetti (quanto invece sostenuto inizialmente da Goldberg). Ma l…