“Dovrei licenziarlo?”. Dentro il “conclave” alla Casa Bianca per decidere il destino di Mike Waltz. Liti, torti, risentimenti: Trump e la riunione dei lunghi coltelli

Casa Bianca. Mercoledì sera.
Un’altra giornata devastante per il Presidente.
Il caso della chat Signal non accenna a spegnersi. Uscire dal gruppo? Magari si potesse. Ora si può solo mettere una pezza, arrestare l’emorragia – se va bene – inseguire il meno peggio.
Per questo, nello Studio Ovale, Donald Trump riunisce i propri più fidati consiglieri. È a loro che sottopone la fatidica domanda, quella che da qualche giorno penzola pericolosamente sulla testa di Mike Waltz, suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale: “Che devo fare con lui? Dovrei licenziarlo?“.

Il conclave è partecipato. Il vicepresidente, JD Vance, non ha voluto perderselo. Ma nella stanza non è l’unico a rispondere presente. Ci sono pure Susie Wiles, capo dello staff, l’ormai ubiquo Steve Witkoff, braccio destro diplomatico del Presidente, e Sergio Gor, capo del personale della Casa Bianca: il nome è meno noto, ma del resto, se The Donald dovesse pronunciare la formula negli anni divenuta leggenda – “You’re fired!” – la sua presenza calzerebbe a pennello.

Trump è indeciso, combattuto, frustrato dalla piega presa dagli eventi. Non capisce come Waltz possa essere stato tanto negligente. Ma il giorno prima gli ha parlato, e a porte chiuse, adesso, conferma: “Mike è un brav’uomo“, non ho un problema personale con lui. Altri, in quella stanza, non possono dire lo stesso.
“Dovrei licenziarlo?”. Dentro il “conclave” alla Casa Bianca per decidere il destino di Mike Waltz. Liti, torti, risentimenti: Trump e la riunione dei lunghi coltelli. Chi vuole la testa del Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA tra gli alleati del Presidente
È un’alleanza pesante, una di quelle che nell’Ala Ovest il più delle volte equivale ad una sentenza, quella che va formandosi sotto gli occhi del Presidente: JD Vance e Susie Wiles sono insieme, entrambi spingono per lo strappo, per il licenziamento. La copertura mediatica, spiegano, è altamente negativa, i sondaggi dell’amministrazione ne risentono, occorre prendere le distanze da Mike Waltz, trovare un caprio espiatorio, sacrificarlo sull’altare della presidenza. È questa la soluzione al problema.
Sì, ma quale problema?
Perché per molti, in quella stanza (e non soltanto) il caso Signal è sì una crisi, ma anche un’opportunità. Per cosa? Per intervenire su una delle principali questioni aperte di questi primi due mesi di amministrazione, ad esempio: la presunta incompatibilità fra Waltz e il resto della squadra.