HABEMUS. DIARIO DAL CONCLAVE / Giorno 10. Dentro la strategia della “cordata Parolin”. Le mosse del “blocco italiano” e il segnale di rottura con Francesco

“Habemus. Diario dal Conclave“ è la rubrica che racconta giorno per giorno l’attesa elezione del successore di Pietro. Retroscena, segnali, sussurri vaticani: il Blog accompagna gli iscritti Oltretevere, nel cuore delle scelte che decideranno il prossimo Papa.
Giorno 10.
L’anziano cardinale rimasto a Casa Santa Marta, in questo 1° maggio misto di riposo e fitti colloqui, ne è sicuro: “Sarà uno dei nostri, sarà un italiano“.
D’altronde è a questo obiettivo che da giorni, più o meno sottotraccia, lavora una folta schiera di porporati sopra gli ottant’anni.
L’età avanzata e i regolamenti potranno pure impedire loro di varcare la soglia della Cappella Sistina, ma l’esperienza maturata in più conclavi resta un jolly nel mazzo: è la chiave che permette di guidare le Congregazioni generali, di orientare il dibattito verso quello che considerano l’approdo salvifico per il futuro della Chiesa. Quale? Ma è ovvio, di nuovo: “Che il prossimo Papa sia uno dei nostri, che sia un italiano“.
Ora difficilmente, nei colloqui con gli altri porporati, l’appartenenza geografica viene citata come un valore aggiunto. Anche ne fossero convinti – e molti cardinali lo sono – presentarsi alle berrette rosse straniere chiarendo che “serve un italiano” non sarebbe una mossa particolarmente azzeccata.
Dopotutto la compagine tricolore resta sì la più nutrita tra i singoli contingenti nazionali – con 17 cardinali elettori supera da sola l’intera America del Nord, eguaglia il Sud America e ha un solo porporato in meno rispetto all’intera delegazione africana – ma non ha comunque i numeri per dettare legge o imporre di forza la propria scelta. Occorre lavorarci.
Eppure a meno di una settimana dal primo scrutinio è forte la fiducia di chi immagina per sé il ruolo di kingmaker. Anzi, di “popemaker“.
A questo proposito, dietro le quinte, sarebbe stato delineato anche un primo abbozzo di strategia, di piano di battaglia; con tanto di pallottoliere ripescato da precedenti conclavi e aggiornato con nomi, inclinazioni e fedeltà dei 133 porporati votanti.
Dentro la strategia della “cordata Parolin”. Le mosse del “blocco italiano” il segnale di rottura con Francesco
La premessa sarebbe la seguente: non tutti gli italiani sarebbero orientati a votare compatti per un unico candidato nostrano. Non è una novità. Ed era prevedibile che accadesse, essendo più d’uno i cardinali dello Stivale accreditati di ambizioni da pontefice. Ma la cordata più corposa, quella che usando una metafora ciclistica si assumerà la responsabilità di impostare il forcing in testa al gruppo, tentando di sfilacciarlo, resta quella che fa capo a Pietro Parolin.
Il piano dei sostenitori del Segretario di Stato, secondo quanto si apprende, vorrebbe presentarsi il 7 maggio, giorno di inizio conclave, con un pacchetto di circa 35-40 voti, poco meno della metà rispetto agli 89 necessari per essere eletti.
L’intenzione sarebbe quella di inviare fin da subito un messaggio chiaro ai colleghi porporati: difficile pensare di eleggere un Papa che non sia Parolin o senza l’approvazione della sua base.