4 Maggio 2025

HABEMUS. DIARIO DAL CONCLAVE / Giorno 13. La finta Alleanza. I silenzi dei papabili e l’attesa di una svolta: nelle prossime ore la “mossa” di Parolin

“Habemus. Diario dal Conclave è la rubrica che racconta giorno per giorno l’attesa elezione del successore di Pietro. Retroscena, segnali, sussurri vaticani: il Blog accompagna gli iscritti Oltretevere, nel cuore delle scelte che decideranno il prossimo Papa.


Giorno 13.

Dicono che Pietro Parolin ultimamente parli poco, che la sua voce – già flebile di norma – sia ora diventata qualcosa di più simile a un sussurro, udibile soltanto ai collaboratori più stretti, ai pochi cardinali destinatari della sua piena fiducia.

Nessun problema di salute, a dispetto di quanto sostenuto dai “soliti corvi“, presenze oscure eppure ricorrenti nei corridoi del Palazzo Apostolico. Piuttosto un atteggiamento comune a molti dei “papabili” in questi giorni.

Emblematico il caso di Luis Antonio Tagle: campione dei progressisti, carattere solare, nelle riunioni pre-conclave apparso stranamente silenzioso. Quasi una reazione fisiologica alle critiche piovute addosso per alcune esibizioni canore riemerse sui social: per quanto datate, ritenute incompatibili con la sobrietà richiesta al vescovo di Roma.

Eppure da qui a poco, spiegano le stesse fonti, qualcosa potrebbe cambiare. Almeno per quanto riguarda il Segretario di Stato vaticano.

Per quanto restio a esporsi, refrattario alla “campagna elettorale” in prima persona, Pietro Parolin sarebbe in procinto di fare la sua “mossa“.

Il passato recente potrebbe servire da ispirazione.

L’esempio a cui guardare sarebbe Jorge Mario Bergoglio, diventato Papa non tanto in conclave, ma qualche giorno prima, in una delle Congregazioni generali utilizzate dai cardinali per conoscersi.

L’allora porporato argentino prese la parola, utilizzando solo 3 minuti e mezzo dei cinque a sua disposizione. Ma nel farlo folgorò gran parte dei presenti con un discorso a braccio, nato nel tragitto in macchina verso la riunione, ricordato in particolare per quel passaggio dedicato a una Chiesa “chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non soltanto quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali”.

Fu lo stesso Santo Padre a raccontare ciò che accadde subito dopo: “Prima di pranzo feci visita al cardinale Jaime Ortega, dell’Avana, perché mi aveva chiesto una copia del discorso che avevo pronunciato alle riunioni precedenti al conclave. Io vivevo pro…

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