9 Maggio 2025

La “profezia” della vicina di casa, l’imprevisto in conclave, il passo indietro di Parolin. I retroscena sull’elezione di Papa Prevost (e sulla sconfitta dei cardinali italiani)

Alle 18 e sette minuti, la fumata bianca che si leva dalla Sistina è una scarica di adrenalina, più che la fine dell’attesa. E per una volta – questa – è diffuso il convincimento che tutto sia andato secondo copione, che dietro l’angolo, in agguato, non vi sia la sorpresa.

Sono del resto i cardinali over 80, sollecitati nei frangenti che precedono l’Habemus Papam, a confermare che sì, anche per loro è quello l’esito più probabile. Quale? Ma è ovvio: quello che fa rima con Papa Pietro Parolin.

Certo, non si sbottonano, perché i telefoni dei colleghi più giovani saranno anche irraggiungibili, ma a segnarli, più di ogni altra cosa, è stato il precedente del 2013: la CEI, convinta dell’elezione del cardinale Angelo Scola, aveva inviato un telegramma di auguri all’arcivescovo di Milano, salvo scoprire che il conclave aveva scelto un altro Pontefice.

No, stavolta no: nessuna fuga in avanti, almeno pubblicamente. Eppure è un fatto che, in privato, esponenti di spicco dell’episcopato italiano si scambino gli auguri: il Papato è tornato in Italia dopo un lungo digiuno. Non è così?

Dovrebbe, certo.

D’altronde è più di un porporato a confermare che “sulla carta esiste solo un candidato con la forza per essere eletto Papa al quarto scrutinio. E quel candidato è Pietro Parolin“.

Si intuisce più facilmente, allora, il motivo del mancato boato in Piazza San Pietro, nonché di qualche muso lungo, quando dalla Loggia il cardinale protodiacono pronuncia un dominus diverso da quello atteso: non è il Petrum di Parolin, ma il Robertum Franciscum di Prevost. Anzi, di Leonem Decimum Quartum.

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