29 Maggio 2025

Trump contro i giudici: via al braccio di ferro. Ricorso contro la sentenza che blocca i dazi: i retroscena della mossa e lo spauracchio della Corte Suprema

Nei pochi istanti che servono perché la notizia faccia il giro del mondo, l’avvocato Peter Harrell fatica a contenere l’emozione. Il suo passato nel team legale dell’amministrazione Biden non c’entra. È che la decisione della Corte statunitense per il Commercio Internazionale premia anche il suo lavoro: Donald Trump ha oltrepassato i limiti della sua autorità, imponendo dazi che hanno fatto aumentare il costo delle importazioni per tutti, dalle grandi aziende ai comuni cittadini americani. È chiaro il verdetto.

Harrell ha contribuito a redigere un documento sottoscritto da 148 membri della Camera, a sostegno del ricorso presentato da una coalizione di 12 Stati democratici guidati dall’Oregon. L’intuizione dei procuratori generali è stata vincente: individuare il persistente deficit commerciale degli Stati Uniti – una condizione che dura da decenni – come un’emergenza tale da invocare l’International Economic Emergency Powers Act (promulgato nel 1977 e mai utilizzato dai presidenti in questa chiave) ha rappresentato un abuso di potere da parte della presidenza.

La sintesi dell’avvocato è semplice: “Trump ha preso un grosso azzardo facendo questa operazione con i poteri di emergenza. E la scommessa è persa“.

Trump contro i giudici: via al braccio di ferro. Ricorso contro la sentenza che blocca i dazi: i retroscena della mossa e lo spauracchio della Corte Suprema

Sebbene non sia chiaro quando e come la riscossione dei dazi verrà interrotta, il collegio di tre giudici (nominati da tre presidenti diversi: Reagan, Obama e Trump stesso) ha concesso al governo fino a 10 giorni di tempo per completare l’iter burocratico necessario a dare seguito alla sentenza.

Ciò non significa che tutti i dazi imposti da Trump verranno meno.

Quelli autorizzati in virtù di autorità giuridiche separate, fra cui i prelievi su acciaio, alluminio e automobili, resteranno in vigore. Nel mirino finiranno invece i dazi del 30% imposti alla Cina, quelli del 25% su alcuni beni importati da Messico e Canada, e i dazi universali del 10% sulla maggior parte dei beni in arrivo negli Stati Uniti, annunciati durante il “Liberation Day”.

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