22 Maggio 2024

Ali Khamenei e l’ora della grande paura. I rischi per il regime dopo la morte di Raisi. L’appello all’Occidente, la guerra tra clan, i possibili successori

Dissidenti iraniani in esilio guardano oggi verso Occidente. È da anni che attendono questo momento. E scrutando l’orizzonte credono che sia arrivato, che mai sia stato vicino come adesso. La Repubblica Islamica è ferita, scossa dalla morte di Ebrahim Raisi, il presidente che tutti (o quasi) già immaginavano prossima Guida Suprema. Ma l’incidente in elicottero che ne ha segnato la fine ha sparigliato i programmi di Ali Khamenei, l’uomo anziano, presumibilmente malato, che da tempo trascorre le giornate a pianificare la propria morte, convinto che sia questo – fondamentalmente – il più grande compito della sua vita.

Perché è un fatto che la reazione del regime all’emergenza abbia esposto l’inefficienza delle élite, messo a nudo il panico di apparati fedeli ma corrotti, allineati ma incapaci, costretti financo a un’umiliante richiesta d’aiuto all’America: “Grande Satana“, ma anche ultimo appiglio. Perché c’era un presidente disperso, come risucchiato dalla foresta, ostaggio di montagne inaccessibili, alla mercé di animali selvatici. E in tutto questo le forze di Teheran, propaganda a parte, sono apparse impotenti: nulla di più pericoloso per un regime basato sul terrore delle masse.

L’appello dei dissidenti per un intervento occidentale. La guerra tra clan in vista delle nuove elezioni. La paura del regime. Gli scenari attorno alla morte di Ali Khamenei. I possibili successori di Raisi (e della Guida Suprema)

Per questo gli esponenti della diaspora iraniana, dalle colonne del Telegraph, chiedono ora all’Occidente di agire: con “ora” inteso come “adesso“, non domani o dopo. Perché il regime è fragile, anche più di quanto appaia esternamente, scosso da fibrillazioni silenti che potrebbero deflagrare da qui a poche settimane, prima delle nuove elezioni presidenziali.

La richiesta è semplice: “Invece di offrire condoglianze al regime“, questa parte di mondo dovrebbe rivolgersi al popolo iraniano, amplificare le grida di chi chiede di porre fine alla tragica esperienza della Repubblica Islamica. Al contempo l’America e i suoi Alleati dovrebbero condurre “operazioni segrete – sia cibernetiche che cinetiche“. Sarebbe il modo per “esacerbare le divisioni” già esistenti nelle classi dirigenti iraniane, catapultate dalla morte di Raisi in una dimensione nuov…

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