Luglio 6, 2020

L’ultimo grande silenzio di Ennio Morricone

Non mi unirò al coro di tuttologi che oggi si scoprono grandi esperti di Ennio Morricone. I miei 29 anni e gli interessi che ho coltivato mi impediscono di esprimere un giudizio informato sulla straordinarietà di questo genio italiano. Per intenderci: non so dire quale sia stato il suo capolavoro assoluto. Non ho le competenze per farlo. Posso al massimo indicare la melodia per me più emozionante tra quelle che ho avuto la fortuna di ascoltare. Ma su una cosa credo di poter azzardare un modesto parere: sul necrologio d’autore, il silenzioso addio, che rivela tutta la grandezza dell’uomo, prim’ancora che dell’artista Morricone.

Io, Ennio Morricone, sono morto“. Già l’incipit meriterebbe di diventare il titolo di un film. Un manifesto d’ironia. C’è il paradosso di chi tenta di varcare il confine della vita, di far arrivare la propria voce anche dall’altro mondo, pur essendo ancora in questo. Eppure con la morte non si può solo scherzare. Così l’uomo che ha dato musica ai sentimenti ne ha per tutti. Parole misurate, sobrie, ma allo stesso tempo “piene”. Le più belle sono quelle dedicate alla moglie, a quell’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio.

Più d’ogni altra cosa, però, mi ha colpito la motivazione con cui Morricone ha spiegato la scelta di un funerale in forma privata: “Non voglio disturbare“, ha scritto.

Andarsene in punta di piedi. In silenzio. Come un gran signore. Quasi a voler dire: per me ha già detto tutto la musica.

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