Febbraio 18, 2019

Salvini salvo, Di Maio meno: è nato un altro MoVimento 5 Stelle

Vince Salvini. E questo lo sapevamo da giorni. Pure nel caso la base grillina avesse votato in massa per l’autorizzazione a procedere ci saremmo ritrovati a parlare di un segretario della Lega pronto ad involarsi verso una schiacciante vittoria alle elezioni Europee sull’onda emotiva del caso Diciotti.

Ma è la percentuale di iscritti M5s che salva Salvini la vera notizia della serata. Il fatto che al netto di tutti gli appelli, i distinguo, i tentativi di orientare il voto da parte di Luigi Di Maio, alla fine sia stato soltanto il 59% dei votanti a seguire la linea tracciata dal “capo” politico.

Quasi la metà dei pentastellati ha scelto di esprimere un voto di dissenso rispetto all’indicazione dei vertici. C’è uno scollamento tra la famigerata base e il MoVimento 5 Stelle di governo che non può essere derubricato ad episodio isolato. Non fosse altro perché il tema oggetto della consultazione online – per inciso, una pagliacciata manipolabile, aliena rispetto a qualsivoglia forma di controllo sulla regolarità – investiva un tema caro all’elettorato grillino come l’immunità dei parlamentari di fronte alla legge.

Ora non è chiaro se Luigi Di Maio abbia sensibilità politica per rendersene conto o se sia troppo sollevato dal fatto di aver salvato il posto al ministero: quel che è certo è che il 40% di voti favorevoli all’autorizzazione a procedere sono il primo vero terremoto che mina la sua leadership all’interno del MoVimento 5 Stelle.

Stavolta non si tratta di qualche dissidente da mettere in castigo, non c’è in gioco un derby tra grillini Dc e grillini comunisti, tra chi preferisce la compostezza di Di Maio all’arroganza di Di Battista, sulla Diciotti matura una spaccatura molto probabilmente insanabile, l’evidente impossibilità di conciliare le aspettative degli “ortodossi” del MoVimento con i compromessi necessari a governare che si tratti di stringere un’alleanza con la Lega o che si parli di salvare il suo leader.

Sarebbero bastati solo 5mila voti in più ai “No” per segnare la fine della leadership di Di Maio all’interno del MoVimento 5 Stelle. E di conseguenza per porre fine all’esistenza del governo. Il paradosso è che a sancirla non sarebbe stato Salvini.

Se il voto online non ha ucciso l’esecutivo, però, è chiaro che ha inspessito la fronda che si oppone all’attuale guida politica, ha partorito l’opposizione interna, una minoranza pronta all’Opa. Da oggi non c’è più un solo MoVimento. Ne è nato un altro.

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