Marzo 10, 2019

Tav, chi ha vinto e chi ha perso

Si affidano a tecnicismi, parole come “capitolati di gara”, “avvisi a presentare candidatura”, “bandi preliminari”, “dissolvenza” (magari la loro) per rinviare un finale di cui sappiamo adesso la data.

Sei mesi, massimo. Tanto durerà il governo. Perché è questo il tempo che Conte – l’avvocato del governo, premier è chiedere troppo – è riuscito a guadagnare grazie ad un cavillo che consente all’Italia di non perdere 300 milioni di euro già stanziati e dire sì o no alla Tav (stavolta davvero).

Potrebbe sembrare quasi un capolavoro politico, se è vero che il giorno dopo tutti esultano, tutti si dicono felici e vincenti, come quando dopo le elezioni non ha perso nessuno. Eppure Salvini da ieri è meno credibile, soprattutto per la sua area geografica di riferimento: il Nord. Non è più – se mai lo è stato – il garante al governo dell’Italia dei Sì. Perché il massimo risultato che riesce ad ottenere è una dilazione di sei mesi, che nella migliore delle ipotesi vuol dire sei mesi di tempo perso. E un leader che accetta un compromesso al ribasso per paura di far cadere un governo che non governa forse non è un leader, dopotutto.

Di Maio continua a vivere nel suo mondo parallelo, a raccontare una realtà che vede lui solo, arrivando ad esultare per un rinvio che se la matematica non ci inganna si rivelerà per ciò che è tra qualche tempo: una strenua resistenza contro l’inevitabile, una battaglia ideologica contro i mulini a vento, un tentativo anti-storico che naufragherà in Parlamento.

Sarà il voto di Camera e Senato, più che gli incontri tra Conte e l’Ue, più di quelli tra Conte e la Francia, a sancire la sconfitta dei No Tav. Il solo modo che Di Maio avrà per dire “vedete? Ci abbiamo provato, sono gli altri che non hanno voluto“. Il passo successivo sarà capire come potrà salvare la poltrona. Perché come fai a restare al governo con chi ha affossato un pilastro fondante della tua piattaforma politica? Come?

Se il finale è scontato, allora, la risposta alla domanda su chi ha vinto questo braccio di ferro è una sola. Hanno perso tutti. La faccia, almeno.

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