Settembre 3, 2019

“Esci da questo blog, Beppe”

Non c’è bisogno di chissà che onestà intellettuale per dare a Beppe Grillo quel che è di Beppe Grillo: genialità e follia, con pregi e difetti che ne derivano.

Ma nessuno che voglia vantare tra le proprie qualità anche un briciolo di coerenza può consentire che una manovra parlamentare – perché in fondo questo è il governo Pd-Ms5 – faccia da preludio alla sua santificazione. Grillo resta quello del “Vaffa”, dell’anti-politica che ha contribuito al discredito di persone perbene, è l’uomo che ha sdoganato l’insulto personale nell’agone politico, il leader delle manette che tintinnano per l’avversario, il comico che ha preferito la violenza verbale alla satira, l’incontro di boxe alla stoccata in punta di fioretto.

Poi c’è stato il governo gialloverde. E in 14 mesi si è visto ciò che in realtà è il MoVimento 5 Stelle: un partito post-ideologico. Sì, nel senso che idee e ideologie vengono dopo tutto il resto: dopo le bugie, le promesse ardite e non mantenute, le fake news scientificamente diffuse, l’esaltazione del populismo e la negazione di sé. Tutto, ma anche il suo contrario. Perché lo stesso leader che invocava l’impeachment per Mattarella è arrivato nel giro di un anno a considerarlo figura di garanzia e riferimento. Lo stesso fondatore che tuonava contro Mario Monti è giunto a chiedere ministri tecnici per il Conte-bis. Gli stessi attivisti che gridavano “o-ne-stà, o-ne-stà”, travolti dagli scandali delle famiglie dei loro giovani idoli, si sono tappati le orecchie quando qualcuno ha chiesto:”Dove sta? Dove sta?”.

Ora l’elenco delle contraddizioni è lungo, sterminato, ma la stagione dell’odio inaugurata dai 5 Stelle ha contribuito a portare l’Italia nella situazione attuale: quella di un Paese rancoroso e diviso, arrabbiato e smarrito. E recriminare serve a poco. Ma dimenticare ciò che è stato sarebbe ingiusto, svolgere un’operazione di rimozione collettiva sarebbe disonesto.

Il gioco d’incastri innescato da questa crisi ha fatto sì che a pilotare l’accordo tra Pd e MoVimento 5 Stelle fossero due giocatori “esterni”, Matteo Renzi e Beppe Grillo. Qualche anno fa si scontrarono in una seduta di streaming resa celebre dal monologo di offese che il fondatore del MoVimento rivolse all’allora segretario dem. Era la prova manifesta dell’incomunicabilità tra due mondi che nulla avevano a che spartire. Ma a distanza di tempo c’è una battuta che è rimasta attuale :”Esci da questo blog, Beppe. Esci da questo streaming. Questo è un luogo dove c’è dolore vero delle persone, c’è bisogno di affrontare le questioni reali“.

Ecco, così, per non dimenticare. Il giorno dopo Rousseau.

Lascia un commento