Settembre 23, 2019

Luciana Lamorgese ha fatto (con poco, e non basta) più di Salvini sui migranti

Non ha un profilo Facebook, non dispone di un account Twitter, non posta ciò che mangia su Instagram, non è ospite la domenica sera a “Live – Non è la D’Urso”, non è leader di un partito che deve allo Stato 49 milioni di debiti, ma Luciana Lamorgese ha ottenuto in pochi giorni sui migranti molto più di quanto non abbia fatto da ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Non che ci volesse tanto: cinguettare #portichiusi e prendersela con gli unici Paesi europei disposti a dare una mano all’Italia era forse la migliore strategia per conquistare consensi, ma di certo non la più adatta a risolvere i problemi inerenti “accoglienza”, “integrazione”, “rimpatri”, termini sconosciuti al “twittatore seriale”. A Luciana Lamorgese è bastato invece presenziare ad un vertice coi colleghi europei ministri dell’Interno (cosa non scontata per il suo predecessore) per ottenere un primo passo di collaborazione strutturale che possa definirsi tale.

Certo ci sono nodi da sciogliere non marginali rispetto alla bozza di Malta: per esempio l’intesa non riguarda i migranti economici (quelli che si spostano senza avere diritto d’asilo); e la rotazione dei porti d’accoglienza sarà su base volontaria (quindi saranno ancora sovraccaricate Italia e Malta). Di più: il meccanismo di redistribuzione automatica tra Paesi europei su cui si è trovato un accordo riguarda solo i migranti salvati nel Mediterraneo settentrionale da navi Ong o militari, ovvero l’8% del totale che arriva in Italia.

Ma è qualcosa, un inizio. E’ ancora troppo poco? Non è la solidarietà auspicata e di cui il Paese necessita? Siamo d’accordo. Ma è comunque di più rispetto a quanto (non) fatto da Salvini. E’ di certo meglio dell’orrendo spettacolo offerto con la Diciotti, la Sea Watch, la Sea Eye e chi più ne ha (per piacere) non ne metta. Non essere più ostaggio dei tweet di Salvini è una buona notizia, non assistere più alle polemiche contro la Carola Rackete di turno lo è altrettanto. E avere un ministro dell’Interno che fa il ministro dell’Interno appare oggi quasi un miracolo.

Lascia un commento