Marzo 26, 2020

Conte alla rovescia

Su queste pagine abbiamo sempre difeso l’Europa, la sua importanza strategica per l’Italia. Lo abbiamo fatto convinti che il sogno europeista non fosse soltanto un’illusione, un’eredità sentimentale lasciataci in dote dai nostri nonni, dai nostri padri. Lo abbiamo fatto certi che i nazionalismi, i sovranismi, non avrebbero prevalso. Lo abbiamo fatto non offuscati da un’idea globalista e buonista di comunità aperta, non perché tiepidi sulla bellezza delle nostre tradizioni. All’opposto: perché convinti che solo unendo le singole forze dei Paesi membri sarebbe stato possibile creare un attore economico e geopolitico in grado di far sentire la propria voce al tavolo dei grandi del mondo. Perché sicuri che l’Europa fosse più di una moneta, altro oltre alla burocrazia, molto meglio dei suoi leader.

Lo abbiamo fatto, e lo rifaremmo. Ma la chiusura che oggi arriva dall’Europa, l’ottusa risposta che oppone il rigore alla necessità di misure urgenti contro il coronavirus, il bieco cinismo dei Paesi che si sentono al riparo dall’emergenza e pensano che la pandemia non sia problema loro, sono una ferita che forse non potrà rimarginarsi. Nemmeno dopo, quando tutto sarà finito.

Quante volte ci siamo sentiti ripetere: “L’Italia batta i pugni sul tavolo dell’Europa“? Bene, Conte stasera lo ha fatto. Lo abbiamo definito in passato avvocato Azzeccarbugli per la capacità di parlare molto e dire niente. Ne abbiamo contestato le politiche ondivaghe, le giravolte poltroniste, gli aspetti leghisti e poi l’illuminazione sinistra. Non ne condividiamo la linea economica finora attuata in risposta all’emergenza. Non amiamo la comunicazione “by Rocco Casalino”. Non crediamo sia Churchill. Ma con la stessa onestà intellettuale di sempre diciamo che oggi siamo con Conte.

Non è accettabile che Germania, Olanda e Paesi nordici continuino col loro atteggiamento da primi della classe quando si parla di istituire i cosiddetti “coronabond”, titoli di stato europei che potrebbero finanziare le spese dei diversi Stati senza portarli ad indebitarsi direttamente. Non è possibile in un’istituzione che si definisce Unione.

Così come non è pensabile che si possa dire sì al Mes senza sospendere la “Troika”: non siamo la Grecia, non siamo cattivi scolari che hanno saltato i compiti a casa. Siamo semplicemente entrati in un nuovo mondo: siamo nell’anno zero d.C. (dopo Coronavirus). Serve capirlo, in fretta.

Le parole di Conte sono le seguenti: “Che diremo ai nostri cittadini se l’Europa non si dimostra capace di una reazione unitaria, forte e coesa di fronte a uno shock imprevedibile e simmetrico di questa portata epocale? (…) Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno“.

Conte e il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, hanno chiesto che in 10 giorni la Ue trovi “una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo“. Dieci giorni. Non uno di più. Conte alla rovescia.

Lascia un commento