Dicembre 23, 2020

Perché la crisi di governo non solo è ancora possibile, ma addirittura probabile

Ieri rispettabili commentatori e opinionisti si affrettavano a bollare come “scongiurata” la crisi di governo, interpretando le dichiarazioni rilasciate da Teresa Bellanova alla fine dell’incontro con Giuseppe Conte come la fine delle “scaramucce” interne alla maggioranza. Di fatto una ritirata dei renziani in cambio di questo o quell’altro strapuntino. Quanto di più lontano dalla realtà. Quanto non risulta a questo blog.

La crisi di governo non solo è ancora possibile, ma è addirittura probabile nelle prossime settimane. Non per fantomatiche questioni personali, più che altro per evidenti incompatibilità politiche.

Si può fantasticare di tutto, si può credere come sostenuto da Dario Franceschini che alle prossime elezioni ci sarà un’alleanza Pd-M5s (auguri), si può pensare come Zingaretti che Giuseppe Conte sia “un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”, ma alla lunga le vedute antitetiche vengono a galla. E può succedere che abbia ragione un certo Romano Prodi, quando dice che “un incidente può fare cadere questo governo”.

Ne abbiamo avuto plastica dimostrazione questa mattina, quando in commissione Trasporti alla Camera la maggioranza non ha avuto i voti per approvare lo schema di Contratto di programma per la Torino-Lione. Il MoVimento 5 Stelle è uscito dall’aula, tirandosi indietro rispetto al parere espresso dal governo. Figuraccia internazionale scongiurata grazie ai voti del centrodestra, che ha votato la risoluzione della maggioranza a firma Gariglio (PD) per chiedere all’UE che venga diminuita la parte legata al finanziamento dell’Italia e incrementata la quota di Bruxelles, concedendo allo stesso tempo 100 milioni in più da destinare ai territori italiani interessati dall’opera.

Questo per dire cosa? Che il governo ha obiettivamente tre strade per salvarsi. Ognuna di queste prevede l’umiliazione della linea politica di uno dei soggetti coinvolti. Il Pd è escluso dall’elenco che segue perché ha già ampiamente dimostrato di essere disponibile al suicidio politico.

1) Il governo si salva se il MoVimento 5 Stelle sconfessa la sua ideologia su tanti temi storicamente urticanti per i grillini: Mes, grandi opere (Tav), investimenti, riforma della giustizia. Devo continuare?

2) Il governo si salva se Renzi è disposto ad arretrare su tutti i temi portati all’attenzione dell’opinione pubblica in queste settimane: Mes, grandi opere, investimenti, riforma della giustizia, cabina di regia del Recovery Fund, delega dei Servizi Segreti. Devo continuare?

3) Il governo si salva se Giuseppe Conte è in grado di mettere d’accordo due soggetti che hanno linee politiche opposte. Per farlo dovrebbe perdere la riconquistata (dopo il governo sotto tutela di Salvini e Di Maio) autonomia e metterla al servizio di uno dei soggetti di cui sopra. Farsi commissariare dal MoVimento 5 Stelle? E’ quanto accaduto finora. Farsi commissariare da Renzi? Lui forse pur di non rinunciare a Palazzo Chigi sarebbe anche disponibile, ma il MoVimento 5 Stelle non glielo consentirà.

Ecco perché la strada per il governo è logicamente, palesemente, in salita. Affinché duri quest’esperienza serve che il partito che sosteneva “la fine delle ideologie” metta da parte le sue. Da come stanno attualmente le cose non c’è possibilità che questo ravvedimento si verifichi.

Non c’è altro retroscena da aggiungere o scenario fantapolitico da ipotizzare: basta analizzare la realtà. E avere pazienza.


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