Maggio 7, 2022

Diario di guerra (giorno 73): Draghi non va in Parlamento, la mossa con cui ha isolato Conte

Chissà che non possa diventare questa la volta buona. Quella in cui Mario Draghi finirà per liberarsi dell’etichetta di “tecnico“, appropriandosi definitivamente dell’appellativo di “politico“, e per giunta di razza. Per quanto poco gli interessi, lo meriterebbe. Per la sapienza tattica con la quale ha gestito un passaggio delicato (l’ennesimo) potenzialmente in grado di minare l’autorevolezza del suo governo dentro e fuori la Penisola.

Un passo indietro, prima di svelare la mossa con cui il premier ha sparigliato. È infatti da settimane che Giuseppe Conte ha cambiato spartito. Non più ex presidente del Consiglio felpato, attento ad osservare il galateo istituzionale. Bensì leader di partito d’assalto, in maniche di camicia, pacifista forse nelle intenzioni, ma bellicosi nei toni.

L’obiettivo di Conte, detto in chiaro, era quello di umiliare Mario Draghi.

Costringerlo a riferire in Parlamento sull’invio di armi all’Ucraina, e poi tendergli una trappola, mettendo ai voti una risoluzione di cui circola già la bozza, tale da mettere a rischio di caduta l’esecutivo. L’avvocato aveva affidato il dossier ad uno dei suoi uomini più fidati, il vice-presidente M5s Riccardo Ricciardi. Nella risoluzione, qualora Draghi avesse accettato di presentarsi in Aula, i pentastellati avrebbero proposto tre punti: la sollecitazione di un tavolo di negoziato per la pace; che l’Italia chiarisse di non volere il regime change in Russia; e infine un no all’escalation tramite l’invio di armi.

Al raggiungimento di questo obiettivo hanno lavorato per giorni in Parlamento i contiani, cercando sponde negli altri partiti, tentando in particolare di ricostruire l’asse gialloverde, sulla base di quant…

3 commenti su “Diario di guerra (giorno 73): Draghi non va in Parlamento, la mossa con cui ha isolato Conte

  1. Lo lo vorrei al governo per altri 5 anni. Propongo, nel caso in cui nessun partito in questo squallido panorama politico, lo proponga come premier, di scrivere “Draghi” nella scheda elettorale. Sarà un voto nullo ma con una chiara indicazione di bocciatura della infima classe politica nostrana e una seria proposta di soluzione. Forza Draghi!

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