13 Giugno 2022

Flop Lega, è l’ora della svolta: Salvini sarà “commissariato”

Difficilmente voleranno gli stracci, “perché da noi non usa“, assicura un colonello del Carroccio. Ma anche le fonti più addentro alla Lega assicurano che “Matteo non è mai stato così in difficoltà“.

A microfoni spenti, nel suo partito, c’è chi definisce il Capitano “confuso“, chi lo ribattezza “pugile suonato“, chi evidenzia il ritardo con cui si è presentato oggi in conferenza stampa mettendolo in correlazione col “ritardo con cui in generale Salvini arriva alle cose“. Un altro parlamentare di lungo corso osserva amareggiato il “trattamento riservato a Calderoli“, dato ieri notte “in pasto agli avvoltoi” quando ancora la ferita del ko al referendum era fresca. E questo perché “Matteo sperava ancora di poter mettere il cappello su una qualche vittoria“. E invece…

E invece per trovare un comune al Centro-Nord in cui la Lega non sia dietro a Fratelli d’Italia nel derby interno al centrodestra, bisogna cercare con il lumicino. Asti, Belluno, forse Como, troppo poco per pensare di raccontare all’esterno che “dopotutto non è una catastrofe“, per provare a dimenticare che la Lega che tre anni fa prendeva il 34% alle Europee oggi rischia – sul serio – di non raggiungere la doppia cifra alle prossime Politiche.

È principalmente da questa presa d’atto, cui si aggiunge lo spauracchio che anima da mesi le conversazioni in Transatlantico, il taglio dei parlamentari a partire dalla prossima legislatura, che prende le mosse la svolta che avrà luogo nella Lega a partire dalle prossime settimane. Anzi, nei prossimi giorni.

Allo stato attuale, va detto, nessuno pensa di sostituire Matteo Salvini. Non nell’immediato, almeno. Perché la considerazione che viene fatta dalle parti di via Bellerio è che “non c’è più tempo” per arrivare pronti alle Politiche. E una scissione, sogno proibito dei maggiori critici del Capitano, produrrebbe come effetto quello di dilapidare “quel po’ che è rimasto“, per dirlo come un parlamentare del Carroccio, del patrimonio politico della Lega di Salvini.

No, bisogna fare con quel che si ha. D’altronde pure l’idea di un nostalgico “ritorno alle origini“, quello di una Lega a vocazione unicamente settentrionale, da oggi appare più lontana. E la motivazione sta nei numeri della tabella di cui sopra, nella difficoltà di imporsi anche nei propri feudi, come se un virus avesse fatto ormai breccia nell’organismo, senza lasciargli scampo.

E allora, che fare? Risposta: Matteo Salvini verrà “

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