Febbraio 13, 2023

Le memorie di Shinzo Abe: aneddoti e retroscena su Trump, Putin, Xi, Obama e Kim Jong-un

Sugli scaffali delle librerie del Giappone, “Abe Shinzo Kaikoroku“, il libro di memorie di Shinzo Abe, ha fatto la sua comparsa da nemmeno una settimana. Tanto è bastato per costringere la casa editrice ad ordinare due ristampe. E non c’è da sorprendersi, visti gli aneddoti e i retroscena contenuti nelle 18 interviste – 36 ore di racconti – ricche di testimonianze dirette e rivelazioni contenute all’interno di questo straordinario documento.

Alcune di una delicatezza tale da consigliare al compianto Abe di rinviare l’uscita del libro a data da destinarsi. Certo mai, nemmeno nel peggiore degli incubi, avrebbe ipotizzato la pubblicazione sarebbe stata postuma, dietro benestare della moglie Akie.

Dalla “diplomazia del golf” con Donald Trump alla mancanza di feeling con Barack Obama, dalle valutazioni su Xi Jinping fino alle impressioni su Vladimir Putin: il libro di Shinzo Abe è, in sintesi, una miniera d’oro per chi sia interessato alla politica internazionale e ai rapporti fra leader.

Abe e i rapporti con Trump

Inutile dire che fra i punti salienti delle memorie di Abe vi siano le considerazioni dell’ex leader del Sol Levante su Donald Trump. Abe descrive “The Donald” come un uomo “anticonformista in tutto e per tutto“, ma non necessariamente in senso negativo. Tra gli aneddoti che dicono della personalità di Trump vi è senza dubbio il “giro” in auto – e che auto! – fatto da Abe e dall’allora presidente americano nel maggio 2019. Il leader USA è in visita a Tokyo e offre ad Abe l’onore di montare sulla “mitologica” macchina presidenziale, “The Beast“, La Bestia, l’automobile più sicura del Pianeta.

I due hanno appena finito di assistere ad un evento di sumo e decidono di viaggiare insieme per risparmiare tempo. Ma nelle strade della capitale Trump è incuriosito dalla marea di folla radunata sul ciglio della strada: ovunque si volti vede persone intente a salutare. Così chiede al suo ospite: “Shinzo, stanno salutando te o me?“. Abe fornisce una risposta da ottimo padrone di casa: te, ovviamente. Trump a quel punto accende le luci dell’abitacolo, così che la folla possa vederlo salutare in risposta. Non è una mossa azzardata? Non mette a repentaglio la sicurezza dei passeggeri? Trump non sembra pensarla in questo modo: “Non preoccuparti, Shinzo. Quest’auto non lascerà passare un proiettile nemmeno se le sparassero 200 volte nello stesso punto“. A quel punto è la First Lady, Melania, a mostrare un umorismo raffinato: “E cosa succederà quando arriverà il 201esimo proiettile?“.

Abe: la relazione umana difficile con Obama e la questione Trump-Kim

Abe rivela che le sue telefonate con Trump potevano durare anche 90 minuti, una partita di calcio: “L’argomento principale dura circa 15 minuti. Dopodiché, il 70% o l’80% della conversazione riguarda il golf o le critiche agli altri leader mondiali“. La loro chimica, dopotutto, era buona. Soprattutto se messa a confronto con quella (non) instaurata con Barack Obama: “A dire il vero“, ricorda Abe, “per me era un tipo difficile con cui instaurare rapporti di amicizia. Ma non c’è stato alcun problema a lavorare con lui“. Non che Abe non abbia tentato di andare oltre il semplice rapporto professionale, attenzione. Un esempio dei suoi sforzi è datato aprile 2014. Il primo ministro giapponese porta Obama al Sukiyabashi Jiro, ristorante di sushi di fama mondiale nel quartiere di Ginza, a Tokyo. Nemmeno in quel contesto, però, il leader americano mette da parte il lavoro. Così, appena seduti al tavolo, Obama si rivolge ad Abe: “Shinzo, il tuo gabinetto ha un indice di gradimento del 60%. Il mio è del 45%. La tua base politica è più forte, quindi, non puoi accettare un compromesso?“.

Eppure fra Trump e Shinzo Abe non sono state solo e rose e fiori. Come rivelato da un’anticipazione del Wall Street Journal, l’ex leader del Giappone ha infatti affermato di avere spinto l’allora presidente USA ad assumere una posizione più forte sulla Corea del Nord, trovando però un Trump debole ed eccessivamente desideroso di un accordo. Un passaggio intrigante del libro, a questo proposito, è quello che ha a che vedere con il vertice fra Trump e Kim Jong-un a Singapore, nel giugno del 2018.

In un incontro avuto in Florida due mesi prima, è Abe ad esortare Trump perché chieda a Kim di abbandonare in maniera irreversibile il suo programma nucleare, ponendo questa come condizione base per qualsiasi accordo tra USA e Corea del Nord. Lo staff della Sicurezza Nazionale americana condivide quella impostazione, al punto di chiedere ad Abe di sottolinearlo nei suoi colloqui con Trump, nel timore che il presidente non gli dia adeguato ascolto. Ma, svela Abe, Trump tratta quella raccomandazione come “un peso in più sulle spalle ad ostacolo della sua marcia verso un accordo storico“.

Abe racconta di aver presentato a Trump la questione Corea del Nord in questi termini: “Ciò che Kim Jong-un teme di più è che un missile Tomahawk gli venga improvvisamente sparato contro, e lui e la sua famiglia perdano la vita. Soltanto gli Stati Uniti possono esercitare pressioni che implichino l’uso della forza“. Ma un discorso così aggressivo non fa presa su Trump, forse anche a causa del suo vissuto: “È un uomo d’affari nel suo cuore, quindi era cauto riguardo alle cose che costano denaro. Pensa alla diplomazia e alla sicurezza in termini di soldi“. Emblematico in questo senso lo scambio avvenuto nel 2017, quando l’esercito americano invia un gruppo da battaglia di una portaerei nel Mar del Giappone. Abe ricorda: “Trump inizialmente mi ha chiesto: ‘Sai quanto costa spostare una portaerei? Non mi piace’. Ha detto: ‘Preferirei tenere la portaerei attraccata nel porto’“. Il giudizio di Abe è che per Trump “la diplomazia è un campo nuovo e non si è occupato di questioni nordcoreane per molti anni. Il Dipartimento di Stato americano, il team di sicurezza della Casa Bianca ed io non siamo riusciti ad impedire a Trump di pensare di fare la Storia“.

Abe-Trump: la diplomazia del golf

Dopo la diplomazia del ping-pong, ecco arrivare quella del golf. Ad instaurarla, nei suoi anni al governo, è Shinzo Abe.

L’ex leader nipponico sa che il suo interlocutore è un grande appassionato del gioco – ma, sembra, non un grande giocatore – così fa leva sulla passione per il golf di Trump per stringere un legame. Nel libro Abe inquadra questa strategia – i due hanno giocato insieme per 5 volte – con il tentativo di proteggere gli interessi del Sol Levante: “Il Giappone nel suo insieme si sarebbe trovato in una situazione difficile se fosse diventato un bersaglio” delle critiche di Trump. “Era importante creare un ambiente in cui potessimo parlare“. Quell’ambiente era il fairway.

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