Marzo 31, 2023

TRUMP INCRIMINATO. Cosa succede ora, come cambia la politica USA, il “new normal” di Donald

Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l’interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d’ufficio“.

Ad un certo punto nella storia americana, probabilmente alle 14:15 (ora locale) di martedì prossimo, un agente di polizia guarderà negli occhi Donald Trump e scandirà a voce alta la formula che ognuno di noi ha ascoltato in un film almeno una volta nella vita. Stavolta sarà realtà, Storia in divenire. Seguiranno la presa delle impronte digitali, lo scatto di una foto segnaletica. Le manette potrebbero essere evitate previa trattativa: privilegio concesso ad un ex presidente degli Stati Uniti d’America, prudenza obbligatoria per evitare una sommossa.

Saranno i primi passi compiuti nel nuovo mondo, quello in cui la politica USA (e dunque tutto il globo) ha fatto il proprio ingresso dopo l’incriminazione di Trump per il caso Stormy Daniels. Cosa conosciamo, di questo territorio inesplorato? È facile immaginare che battaglia legale e politica si mescoleranno. La prima non è chiaro quando si esaurirà. La seconda raggiungerà il proprio culmine nelle elezioni presidenziali del 2024, quelle a cui The Donald giura di partecipare. Anche in caso di condanna. Serviranno probabilmente alcuni giorni per capire se la guerra civile strisciante che da anni corrode la società americana arriverà infine in superficie.

Al di là della sicurezza ostentata, degli sfoghi urlati con tanto di maiuscola su Truth, c’è una sola verità cui appigliarsi: la parabola politica di Trump è posta dinanzi ad una minaccia esistenziale. La sua sfera personale penetrata da un pericolo a lungo aggirato. Il suo staff di collaboratori sarà costretto ad affrontare due mastodontiche imprese: condurre una campagna per la Casa Bianca e in contemporanea difendersi dal processo più seguito della storia. Fonti interne al team di collaboratori dell’ex presidente, sentite giorni fa dal Washington Post, ammettevano la separazione tra i due filoni: da una parte la squadra di avvocati del tycoon, dall’altra la campagna vera e propria. In mezzo, o forse sopra, vista l’abitudine a non ascoltare i consigli di entrambe, The Donald. Toccherà al più presto aggiornarsi, stabilire un coordinamento costante, allestire una situation room per procedere di pari passo.

Dicono che appresa la notizia, attutito l’impatto, assorbito lo shock, The Donald si sia attaccato al telefono. Pare che abbia passato in rassegna le sue truppe: è questa l’ora di misurare la fedeltà degli alleati? Forse è ancora presto, ma è chiaro che la battaglia vera e propria cominci adesso. Steven Cheung, portavoce della sua campagna, ha parlato di “new normal“, diffuso fiducia sul fatto che “il presidente è stato testato” in situazioni del genere, assicurato che “affrontando questi tipi di notizie, impari a diventare bravo. Abbiamo un’operazione di risposta a spettro completo sulla campagna che può far fronte a tutto ciò che ci viene incontro“. Se si tratti di wishful thinking o di semplice consapevolezza dei propri mezzi, anche in questo caso, lo stabiliremo presto.

Di certo è chiaro l’obiettivo: fare cattivo viso ad un gioco che per le strane leggi che regolano la politica potrebbe persino diventare buono. C’è chi dice che Trump sotto pressione dia il meglio, ci sono esperti legali che sottolineano la fragilità dell’impianto accusatorio intentato dal procuratore di Manhattan, esperti strateghi che mettono in guardia dal considerare finito il Donald ferito. Tutti pronosticano un effetto boomerang. Non si può escludere che abbiano ragione.

Trump cercherà di trascinare nel fango l’intera politica americana: è su quel terreno che è apparso fino ad oggi imbattibile. Chiedere ad Hillary Clinton, per nozioni in merito. Joe Biden, che nei suoi cinquant’anni di politica attiva ne ha viste di ogni, ha chiara la portata della sfida. Lo si è intuito dall’assenza di dichiarazioni a caldo sull’argomento. Meglio lasciare sbollire, non surriscaldare una vicenda ad alto tasso di infiammabilità. Sarà l’altro a cercare di tirarlo giù con sé. Anzi, ha già iniziato: la “persecuzione politica” e la “caccia alle streghe” che ha già denunciato sono animate dai Democratici, ha detto. Si è spinto pure oltre. Un’ora fa, in piena notte americana, Trump ha scritto su Truth: “Dov’è Hunter?“. Si riferisce al figlio del presidente, alla “pecora nera” fonte di perenne imbarazzo della famiglia Biden, nel corso degli anni divenuta ossessione dei Repubblicani complottisti.

È solo un assaggio dello spettacolo cui assisteremo. Mancheranno forse le manette, non certo i fuochi d’artificio.

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