Maggio 5, 2023

Ritiro da Bakhmut? Cosa c’è dietro la mossa di Prigozhin. Bluff, messaggio in codice e guerra intestina. Lo “chef di Putin” ora rischia tutto (anche la vita)

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Da questa notte è ormai chiaro che qualcosa di grosso sta accadendo all’interno della leadership militare russa.

I fatti. In un’escalation di tensione senza precedenti, a segnalare la gravità della situazione per Mosca, Evgenij Prigozhin, a lungo considerato fedelissimo di Vladimir Putin (e chissà se ancora tale), si scaglia pubblicamente contro il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, e il Capo di stato maggiore, Valery Gerasimov, responsabili di aver lasciato i suoi mercenari Wagner a corto di munizioni nella battaglia di Bakhmut. Volano accuse, insulti, si tratta di un attacco di inusitata violenza. Ma più dei corpi martoriati esposti in una vetrina di ribalta mondiale, più degli improperi dell’orco di San Pietroburgo, a colpire è la svolta della mattinata: lo “chef di Putin” annuncia infatti il ritiro da Bakhmut a partire dal prossimo 10 maggio.

Da un’attenta analisi del messaggio indirizzato da Prigozhin emergono elementi molto interessanti rispetto a quanto sta accadendo all’interno dello Stato russo.

Prima la traduzione del messaggio integrale di Prigozhin:

Mi appello personalmente e a nome del Consiglio dei comandanti della Compagnia Wagner, a nome dei combattenti Wagner, al capo di Stato Maggiore, al Ministro della Difesa, al comandante in capo, al popolo russo. Il 15 marzo (2022), quando l’Operazione Militare Speciale non è andata secondo i piani, ci è stato chiesto di aiutare. Il 19 marzo, le nostre unità sono arrivate dall’Africa, completamente equipaggiate, e sono entrate in azione fin dall’inizio. Siamo andati subito nella zona più difficile, a Popasna. E il 9 maggio abbiamo conquistato l’insediamento. Poi, per salvare l’esercito che scappava con vergogna da Izyum e Krasny Lyman, abbiamo conquistato una linea di fronte lunga oltre 130 km e abbiamo respinto l’assalto nemico. L’8 ottobre 2022, per dare fiato all’esercito, per attirare su di noi tutte le forze nemiche, sacrificando le nostre vite, abbiamo iniziato l’operazione “Tritacarne Bakhmut“. In questo tritacarne, abbiamo mostrato successo e grandi risultati. Ciò ha fatto ingelosire alcuni attori, vicini ai burocrati militari del Ministero della Difesa. Per questo motivo siamo stati sottoposti alla cosiddetta “carenza artificiale di munizioni“, queste ultime liberamente disponibili nei magazzini. Abbiamo ricevuto non più del 30% del nostro fabbisogno: per questo le nostre perdite sono state molto più alte del previsto, ma abbiamo continuato ad andare avanti.

Un mese fa hanno smesso di darci le munizioni e non riceviamo più del 10%. Avevamo in programma di conquistare l’insediamento di Bakhmut entro il 9 maggio 2023. Ma dopo aver visto questo, i burocrati militari hanno interrotto i rifornimenti dal 1° maggio per impedirci di farlo. Perché pensano di passare alla storia come vincitori mentre hanno la pancia piena. Ci sono già entrati come codardi.

Dichiaro ufficialmente al capo dello Stato Maggiore e al comandante in capo: i miei ragazzi non subiranno perdite insensate e ingiustificate a Bakhmut senza munizioni. Pertanto, dal 10 maggio 2023, lasceremo l’insediamento di Bakhmut. Dobbiamo solo percorrere 2 e qualche altro chilometro su un totale di 45. Ma se, a causa della vostra meschina gelosia, non volete ottenere la vittoria di Bakhmut per i russi, questo è un vostro problema. Pertanto, chiedo al capo dello Stato Maggiore di firmare un ordine militare. Per tutta la guerra non è stato firmato un solo documento a nostro nome perché la leadership ha paura di assumersi la responsabilità. Sia durante l’offensiva che durante il ritiro. Dunque, stiamo aspettando un ordine militare per ritirarci da Bakhmut. Nonostante il fatto che abbiamo quasi esaurito le munizioni, resteremo a Bakhmut fino al 9 maggio proprio perché in questa celebrazione sacra per tutto il popolo russo, la lucentezza delle armate russe non venga smentita. Poi ci ritireremo nelle retrovie dopo 400 giorni di duro lavoro quotidiano. E in queste retrovie aspetteremo fino a quando ci sarà di nuovo bisogno del popolo russo. Credo che questo accadrà molto presto. Perché non siete in grado di gestire ciò che vi è stato assegnato“.

Come possiamo interpretare le parole di Prigozhin? Risposta: come quelle di un abile giocatore di poker. Prigozhin non è solo – non più – lo “chef di Putin“, ma un uomo che ha affinato nei teatri di guerra più complicati del pianeta la capacità di giocare su più tavoli. Quello compiuto nei confronti della leadership militare russa è, per restare nel gergo pokeristico, un evidente “all in“. Prigozhin ha appena puntato tutte le proprie fiches, è convinto di avere il punto in mano. O almeno è questo che vuole far credere ai suoi interlocutori.

Chi, dopo aver visto il video notturno, ha ipotizzato di trovarsi dinanzi ad uno sfogo estemporaneo, ad un’uscita non pianificata da parte di un uomo da mesi sottoposto ad uno stress che di umano non ha oramai più nulla, con il messaggio diramato questa mattina ha dovuto rivedere le proprie tesi. Prigozhin sta seguendo un copione. E c’è la forte sensazione che sia il suo, non più quello sceneggiato da Vladimir Putin.

Cosa vuole ottenere Prigozhin? Il messaggio in codice al Cremlino. Il segnale ostile ai vertici militari. Perché il leader del Gruppo Wagner sta rischiando tutto (anche la vita)

Al di là delle parole – pesantissime – pronunciate da Prigozhin, un elemento di valutazione imprescindibile è quello che ha a che vedere con la loro tempistica. Quand’è che il capo dei mercenari mette sul piatto la sua collaborazione con il Cremlino? Risposta: a pochi giorni dalla Giornata della vittoria, dalla sacra parata che in Russia richiama l’orgoglio della Grande Guerra Patriottica. Attenzione: Prigozhin sta bene attento a non macchiarsi di “tradimento“. Distingue sempre fra vertici militari e Vladimir Putin. Non solo: ribadisce più volte che non lascerà la scena prima della data del 9 maggio. Perché lo fa? Semplice: ostenta una forma di rispetto nei confronti del popolo russo e del suo leader, pur affrettandosi a chiarire che a partire dal giorno successivo tornerà nelle retrovie, lasciando all’esercito regolare il compito di muoversi in un contesto altamente deteriorato (eufemismo). Come a dire: fatevi ava…

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