Giugno 12, 2023

Gli ultimi sorrisi prima del ricovero. Le lacrime di Fascina e dei forzisti a caccia di smentite. L’idea di Salvini per omaggiarlo. Così Berlusconi è stato Silvio fino in fondo

Per capire chi è stato Silvio Berlusconi in vita (e pure oltre) basta forse questo aneddoto: arrivano i lanci di agenzia, si aggiunge la conferma dei media nazionali ed internazionali, ma più di un parlamentare azzurro scuote il capo, rigetta con sdegno la veridicità della notizia. C’è chi cerca Antonio Tajani, ignorando il fatto che il ministro degli Esteri si trovi in missione a Washington, con buona pace del fuso orario. C’è chi telefona ad Arcore, pur sapendo dell’assenza del Cavaliere, sperando di ricevere rassicurazioni di sorta. E c’è chi riattiva canali imbastiti nel corso di una vita alla corte di Silvio, chi scomoda contatti altrimenti off limits, nella speranza di ottenere uno straccio di smentita. O meglio, conferma alla propria incredulità, e ad un assunto dato per scontato per anni, fino alle 9:30 di oggi: Silvio Berlusconi non può morire, e dunque no che non può essere vero. Trascorre più di un’ora prima che il rifiuto della realtà faccia spazio al crollo emotivo, alle lacrime che sgorgano senza freni, al silenzio che nelle telefonate precede la frase “scusa, ma non ce la faccio“. Clic.

Venerdì pomeriggio, venti minuti prima che la notizia del nuovo ricovero al San Raffaele torni a far addensare nuvoloni neri sul futuro di Silvio Berlusconi, il fondatore del centrodestra italiano si trova in compagnia della moglie Marta Fascina e delle sue guardie del corpo al Maximilian Bistrot di Milano 2. È in quei minuti, tra un ghiacciolo e l’altro, che si consuma l’ultima uscita pubblica del Cavaliere. Lui non può sospettarlo, ma stando alle lacrime spuntate sul volto della compagna, si può credere ragionevolmente che Fascina ne abbia sentore.

Berlusconi è provato ma sereno, indica il quartiere residenziale realizzato dalla sua Edilnord, capolavoro di urbanistica, orgoglio del Cavaliere costruttore. E nel frattempo Fascina si asciuga con un fazzoletto le guance, chissà quanto consapevole che la battaglia dell’invincibile Silvio sia ormai da considerarsi alle battute finali. Nessuno può crederlo. Anche ora che il fisico è alle corde, il passo incerto, il volto segnato. E nessuno può farlo perché Berlusconi resta tale fino in fondo. Si informa sul nome del proprietario del bistrot, redarguisce affettuosamente un giovane appena entrato nel locale perché indossa gli orecchini, gli dice di toglierli. Poi, ad una comitiva di ragazzi, tra una barzelletta e l’altra, rivolge un suo mantra: “Prestate attenzione quando votate, perché tra Barabba e Gesù i Romani scelsero Barabba“. Come possa avere la forza di pensare al voto in quel momento – lui che politico di professione non è mai stato – o…

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