Luglio 13, 2023

Vita segreta di Evgenij Prigozhin. La sete di potere, la malattia, i sosia: chi è l’uomo che ha stregato (e sfidato) Putin

Nei corridoi di Palazzo Konstantinovsky, a San Pietroburgo, due uomini molto diversi, eppure molto simili, finiscono per incrociarsi. È il 18 ottobre del 2011: Vladimir Putin, allora primo ministro, ha da poco annunciato la sua intenzione di tornare al Cremlino, dopo un turno di sosta obbligato dalla Costituzione. A pochi passi da lui, un uomo senza capelli si vede indicare: “Bella acconciatura!“, scherza Putin. Sorrisi da ambo le parti, seguiti da una stretta di mano. Poi, il politico più potente di Russia può tornare a dedicarsi ai capi di governo della Comunità degli Stati Indipendenti, l’organizzazione che raggruppa le ex repubbliche sovietiche e di cui, a quel tempo, fa parte pure l’Ucraina. A voler pensare male, già viene a galla una certa ossessione per i destini di Kyiv. Nel giorno in cui i leader di otto Paesi ex URSS firmano l’accordo sull’istituzione di una zona di libero scambio, dopo anni di negoziati, Putin è infatti euforico anche per un’altra ragione. Ha infatti appena scoperto l’esistenza di un enorme deficit di bilancio nelle casse ucraine: un’ottima scusa per prendere di mira il collega Mykola Azarov.

L’uomo calvo incontrato nei corridoi poco prima, però, è già pronto a tornare in scena. È proprio lui, infatti, a prendersi la briga di posare un tovagliolo sulle ginocchia del primo ministro, un attimo prima che inizi il banchetto. “Grazie, Zhen“, dice Putin, chiedendo subito dopo: “Come va?“. C’è confidenza tra i due: a chi si rivolge, con tono quasi affettuoso, Vladimir Vladimirovich? Qualcuno risponderebbe che è un cameriere. Altri che si tratta del cuoco. Altri ancora direbbero che è il direttore del catering. Su una questione sola tutti concordano: il suo nome è Evgenij Prigozhin. E di lì a qualche anno diventerà uno dei personaggi più influenti al mondo. Insidiando persino il potere di Vladimir Putin.

Ma com’è possibile una tale scalata? E da dove è iniziata? Nel pomeriggio del lontano 14 marzo 1980, Evgenij Prigozhin è uno dei tre ragazzi che si avvicinano ad un’abitazione della vecchia Leningrado con l’intenzione di compiere un furto. A tenere tra le mani il piede di porco è l’uomo della storia, un vero esperto del settore, al punto da meritarsi il grado di “capo” di quella banda di rapinatori, pur essendo il più giovane. Non si tratta solamente di essere precoci, di avere un talento per lo scasso, è anche questione di professionalità. Prigozhin non prende rischi inutili: si tiene alla larga dagli appartamenti dotati di sistema d’allarme, spesso preferisce giocare in casa – delle sue ex fiamme – nei luoghi in cui sa dove mettere i piedi; è scaltro, anche inutilmente crudele. Questa è una costante, nella vita più o meno segreta del leader Wagner. Nei giorni immediatamente successivi al tentato ammutinamento, ad esempio, nelle perquisizioni avvenute in casa Prigozhin viene rinvenuta la stampa di una fotografia: ritratte ci sono le teste mozzate di alcuni cittadini africani. Li hanno uccisi i mercenari del Wagner. E Prigozhin non vuole dimenticarlo. Chi conosce Prigozhin non è sorpreso più di tanto: l’uomo che in passato ha insospettabilmente pubblicato un libro di fiabe per bambini, possiede un’irresistibile inclinazione verso la violenza.

Se nel 2011 aveste avuto l’ardire di chiedere al diretto interessato il motivo della sua irresistibile ascesa, egli avrebbe risposto come in una delle rarissime interviste concesse prima di mettersi in testa di rovesciare Shoigu e Gerasimov: “Vladimir Putin ha visto come ho trasformato una bancarella in un’azienda. Ha visto come non esito a servire personalmente un piatto ai potenti, perché sono venuti a trovarmi“.

E del resto Prigozhin non va tanto lontano dal vero. Il primo incontro con Putin avviene alla “Vecchia dogana“, ristorante aperto nel 1995 e che in breve tempo si afferma come uno dei più in voga di San Pietroburgo. Ma perché tra i due scocchi la scintilla si deve aspettare il 1997. Ispirato dai locali situati sul lungofiume della Senna, a Parigi, Prigozhin e un socio investono 400mila dollari per ristrutturare una barca arruginita e trasformarla in un ristorante galleggiante con vista sulla Cattedrale di Sant’Isacco. “New Island“, si chiama il locale, ed in fondo è un po’ un’isola di spensieratezza quella che Prigozhin offre ai suoi ospiti illustri. Putin, nel 2000, lì incontra il primo ministro nipponico Yoshiro Mori; l’anno dopo è la volta del presidente francese Chirac. E nel 2002 addirittura di George W. Bush. L’occasione è di quelle che contano: George W. Bush festeggia il suo 56esimo compleanno. E il padrone di casa pensa bene di celebrare il tutto con una cena nella sua città, nel suo ristorante galleggiante preferito. Chissà cosa pensa Evgenij Prigozhin quella sera. Chissà se è proprio tra una portata e l’altra che immagina quanto sarebbe bello, un giorno, sedere a sua volta al tavolo dei potenti, piuttosto che limitarsi a servirli.

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A metà degli anni 2000, l’ex rapinatore che serviva al tavolo dei capi di Stato è già diventato uno dei principali organizzatori dei banchetti del Cremlino. La volontà di affermarsi non conoce tregua, anzi, Prigozhin rilancia. Nella zona nord-ovest di San Pietroburgo, Prigozhin inizia la costruzione di un villaggio noto come Versailles Nord: è nei dintorni che si sistema, è sempre qui che nasce la tristemente nota “fabbrica dei troll“, l’esercito informatico deputato a promuovere sui social – attraverso la diffusione di fake news – l’agenda politica del Cremlino.

Nell’autunno del 2010, Prigozhin è così ormai Prigozhin. Lo è al punto che l’inaugurazione della sua nuova fabbrica di cibo pronto a San Pietroburgo vede la presenza del primo ministro in persona, Vladimir Putin. No, non sono solo il primo ministro ed un uomo senza capelli: sono due potenti che stanno stringendo un legame forse indissolubi…

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