Luglio 15, 2023

Il graffio di Boris Johnson: di cosa avevano paura i leader della NATO a Vilnius?

Il summit della NATO a Vilnius si è concluso da pochi giorni. L’Ucraina ha ricevuto molti nuovi aiuti militari. Ed un’indefinita promessa di inclusione nell’Alleanza Atlantica. Volodymyr Zelensky ha mostrato segni di impazienza per l’ambiguità occidentale. E i leader dei maggiori Paesi NATO hanno opposto alle richieste di Kyiv un atteggiamento ammantato da apparente pragmatismo. Ma se, al netto di tutto, l’amaro in bocca oggi rimane, non è solo perché gli errori di comunicazione NATO/Ucraina hanno fornito alla narrazione del Cremlino un assist prelibato, un pallone da spingere in rete a porta vuota.

Il presidente Zelensky ha sbagliato a scommettere le sue fiches sull’adesione dell’Ucraina nella NATO a guerra in corso? Questo è chiaro. I Paesi NATO hanno commesso un errore di sottovalutazione consentendo che per mesi si attendesse Vilnius come il vertice spartiacque per il futuro dell’Ucraina nell’Alleanza? Questo è altrettanto ovvio. Eppure ciò che più risulta oggi debole è il compromesso trovato dai capi di Stato e di governo riunitisi per due giorni in Lituania. Si è trattato di un eccesso di prudenza. E forse, quel che è più grave, di un errore strategico.

Così risuonano nella mente di chi scrive poche parole, quelle con cui Boris Johnson ha aperto il suo ultimo editoriale per il Daily Mail:

Dunque, di che cosa avevano paura?“.

di Boris Johnson

“Dunque, di che cosa avevano paura? Quando i leader della NATO sono giunti a Vilnius questa settimana, era ovvio quello che dovevano fare.

Dovevano essere forti. Questo è lo spirito della Nato. Dovevano dimostrare di non essere in alcun modo intimiditi da Vladimir Putin e dalle minacce del Cremlino.

Dovevano dimostrare che i Paesi della Nato riconoscono l’immensità del sacrificio ucraino e gli obblighi che questo impone a noi occidentali – e dovevano dare una risposta adeguata.

Per più di 500 giorni gli ucraini hanno resistito all’assalto russo, una guerra che non hanno fatto nulla – ripeto nulla – per provocare.

Le loro città sono state bombardate indiscriminatamente, le loro donne violentate, i loro bambini rapiti e in Crimea ci sono campi dove i prigionieri di guerra maschi vengono sistematicamente castrati. Si ritiene che più di 100.000 soldati ucraini abbiano perso la vita, insieme a innumerevoli civili, e dieci milioni di ucraini sono stati sfollati.

Questa settimana è toccato ai leader della NATO mostrare il loro rispetto collettivo e la loro gratitudine per l’eroica resistenza dell’Ucraina in una lotta in cui nessun soldato della NATO è stato ferito o ucciso, perché noi nei Paesi della NATO sappiamo – e diciamo costantemente – che gli ucraini stanno combattendo per tutti noi.

La loro battaglia è per la libertà e la democrazia ovunque: per l’Europa orientale, per gli Stati baltici, per tutti i popoli del mondo che potrebbero subire la prepotenza o l’invasione di un vicino troppo potente. Ecco perché questa settimana dovevamo agli ucraini chiarezza sul loro futuro.

Spettava ai leader della NATO dimostrare al di là di ogni dubbio la loro fede nel principio fondamentale dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico – l’alleanza militare di maggior successo nella storia.

Avremmo dovuto chiarire, una volta per tutte, che spetta a un popolo sovrano decidere a quali organizzazioni aderire, e che nessun non membro può porre il veto o ostacolarlo.

Nessun Paese ha fatto di più o si è impegnato di più dell’Ucraina per dimostrare la sua idoneità all’adesione alla Nato. Nessuna forza armata è più temibile o più efficace nell’uso degli armamenti Nato.

Nessun Paese ha più bisogno di aderire alla Nato. Tutto ciò che l’Alleanza doveva fare era stabilire un calendario – non per l’adesione immediata, che non ha senso finché la guerra è in corso – ma per l’adesione non appena la vittoria sarà conseguita.

Bastava dire che l’adesione sarebbe potuta iniziare non appena la guerra fosse finita, con l’intesa che ciò sarebbe potuto accadere già l’anno prossimo.

Sarebbe stato il messaggio giusto per quei coraggiosi ucraini che ora lottano per la loro vita, come nuotatori in difficoltà che improvvisamente vedono la salvezza della riva.

Sarebbe stato il messaggio giusto per Putin, per chiarire che la sua disastrosa avventura si concluderà in un solo modo. Questo era ciò che la Nato doveva dire questa settimana nella capitale lituana – e invece cosa abbiamo ottenuto?

Mi dispiace dire che le conclusioni di Vilnius non sono più solide o più convincenti delle conclusioni di Bucarest della NATO del 2008, che dicono – al paragrafo 23, per essere precisi – “abbiamo concordato che questi Paesi (Ucraina e Georgia) diventeranno membri della NATO”.

Questo accadeva 15 anni fa, quando Gordon Brown era ancora primo ministro e Putin non aveva ancora intrapreso il suo piano violento e revanscista di ricostruzione dell’impero sovietico.

Questa settimana gli ucraini hanno ricevuto solo un “invito” a entrare nella Nato, “quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte”. Non c’è da stupirsi che il Presidente Zelensky abbia avuto difficoltà, all’inizio, a nascondere la sua frustrazione.

Quando gli alleati saranno d’accordo? Quando le condizioni saranno soddisfatte? Secondo le conclusioni di Bucarest, gli alleati hanno concordato tutto questo 15 anni fa!

Quando impareremo la lezione degli ultimi 20 anni nel gestire Putin? È proprio la nostra ambiguità, la nostra vacuità, il nostro oscillare, che lo ha spinto a invadere. Finché penserà di avere la possibilità di riportare l’Ucraina nell’orbita di Mosca – finché penserà di poter ricreare l’Unione Sovietica – ci proverà.

Finché penserà di poterla fare franca con la violenza contro l’Ucraina e gli altri, userà la violenza. Finché l’Ucraina sarà privata delle garanzie formali di sicurezza di cui all’articolo 5 della NATO, che assicurano la difesa collettiva di tutti i membri, Putin continuerà a infliggere omicidi e caos e a destabilizzare il mondo e l’economia mondiale.

Ecco perché noi della Nato dobbiamo definire un calendario, il più rapidamente possibile. So che questa è l’ambizione del governo britannico e so quanto duramente la Gran Bretagna si sia impegnata dietro le quinte. La riluttanza non è di Londra, tutt’altro.

Il problema è che ci sono ancora alcuni dei nostri amici e partner che pensano che questa guerra possa finire solo con una soluzione negoziata. Credono che ora dovremmo essere astutamente ambigui, perché pensano che la questione dell’adesione dell’Ucraina alla Nato potrebbe ancora far parte dell’accordo.

Si potrebbe fare un patto con Putin, pensano: voi ritirate le truppe e noi teniamo l’Ucraina fuori dalla Nato.

È una follia. Nel corso di questa guerra, l’Occidente ha avuto la tendenza a commettere sempre lo stesso errore: sopravvalutare Putin e sottovalutare l’Ucraina.

Gli ucraini vinceranno. Meritano di vincere. Stanno combattendo come leoni e le evidenze sono sempre più chiare: ci riusciranno.

Guardate la posizione di Putin. Solo tre settimane fa Yevgeny Prigozhin – fondatore del Gruppo Wagner e finora visto come il suo leale e fedele mastino – si è improvvisamente rivoltato contro il suo padrone e ha mandato le sue truppe a marciare su Mosca.

C’è chi dice che l'”ammutinamento” sia stato un astuto stratagemma di Putin, per dimostrare che la Russia potrebbe essere ancora più caotica con altre persone al comando. Che assurdità.

Non si trattava di una farsa. Si è sfiorata l’anarchia: il Gruppo Wagner ha effettivamente abbattuto elicotteri russi, uccidendo soldati russi.

E in seguito, Sergei Surovikin, il duro generale che era a capo delle forze d’invasione russe, è improvvisamente scomparso perché sospettato di essere in sintonia con il tentativo di colpo di Stato.

Un altro generale licenziato, Ivan Popov, accusa Putin di aver decapitato l’esercito. Si capisce cosa sta succedendo. I militari russi sanno di andare incontro alla sconfitta e all’umiliazione in Ucraina e stanno preparando la loro Dolchstosslegende – la loro leggenda della pugnalata alla schiena – per spiegare come sono stati traditi e delusi da politici incompetenti.

Certo, ci vorrà del tempo prima che gli ucraini riescano a sfondare le trincee in stile Vietcong che i russi hanno minato e disseminato di esplosivi nelle zone conquistate. Dobbiamo essere pazienti. Dobbiamo mostrare pazienza strategica.

Dobbiamo dare agli ucraini la copertura aerea – i jet da combattimento F-16 – per farcela.

Ma ce la faranno e, una volta che ce l’avranno fatta, c’è solo un modo per assicurarsi che un’invasione del genere non si ripeta mai più, per risolvere una volta per tutte la questione dell’identità e dell’orientamento politico dell’Ucraina – per la stabilità dell’Ucraina, della Russia e del mondo.

Ha funzionato per i Baltici. Ha funzionato per l’Europa orientale. Ora è l’unica strada percorribile per l’Ucraina. È ora di essere forti, di porre fine alla procrastinazione ambigua e di far entrare l’Ucraina nella NATO il prima possibile”.

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