Golpe in Niger: Occidente in allarme e Russia in agguato. Bazoum tradito dai suoi “pretoriani”: i possibili scenari
A tradire il presidente Bazoum sono stati gli uomini che avrebbero dovuto proteggerlo. È stata la sua guardia presidenziale a circondarlo, a comunicargli la notizia: “Lei è nostro ostaggio“. Ma il colpo di stato in Niger allarma in queste ore tutti i leader occidentali. Alcuni più di altri.
L’annuncio notturno dei militari alla tv nazionale, la dichiarazione che sostiene il rovesciamento del “regime che conoscete“, rischia infatti di trasformarsi in un enorme grattacapo per Paesi come Stati Uniti, Francia, la stessa Italia, per le ragioni che vedremo. Non è una caso che la Casa Bianca abbia deciso di muoversi con urgenza, fin dalle primissime ore della crisi, per esprimere il proprio sostegno al presidente Bazoum, ultimo leader democraticamente eletto nell’area del Sahel su cui l’Occidente possa (o potesse?) ragionevolmente contare.
A Washington in queste ore regna lo sconcerto: ci si domanda cosa sia andato storto nella propria strategia. A differenza di altri contesti, infatti, gli Stati Uniti hanno dedicato molte attenzioni al Paese africano, riconoscendone l’importanza nella lotta contro al Qaeda, lo Stato islamico e Boko Haram.
È americana la base di droni nella città di Agadez. Sono americani i soldati che insieme ad altre truppe occidentali, italiani inclusi, addestrano da tempo le forze speciali nigerine. Sono americani gli aiuti umanitari promessi soltanto qualche settimana fa dal Segretario di Stato, Antony Blinken, scomodatosi per un viaggio in Niger finalizzato a sottolinearne l’importanza. Ma addestrati dagli americani erano pure i militari che negli scorsi mesi hanno rovesciato i governi di Paesi quali Burkina Faso, Mali, Guinea, per la gioia della Russia, rappresentata dal Gruppo Wagner. A conferma del fatto che i piani non sempre vanno come sperato.
Eppure lo stravolgimento di queste ore minaccia gli sforzi compiuti nel corso di anni, mette a repentaglio l’intero Sahel, con rischi che vanno da rappresaglie verso la folta comunità cristiana presente in loco al terrorismo locale ed internazionale, fino ad una nuova ondata di migrazione che potrebbe contagiare il Mediterraneo. In Europa si sta diffondendo al riguardo una consapevolezza isterica: il Paese più povero del mondo, secondo un indice delle Nazioni Unite, era anche uno dei più preziosi ai fini della stabilità. Resta da capire se sia troppo tardi per metterci una pezza.
Si prenda la Francia, ex potenza coloniale in Niger: qui l’ansia ha contagiato la presidenza. Dopo il precipitoso ritiro dal Mali, il Niger era diventata la pietra angolare della sicurezza regionale, come testimoniato dalla presenza di migliaia di truppe transalpine nel Paese. Cosa sarà di loro – e degli interessi parigini – se il Paese diventerà ostile? È un’ipotesi da prendere in considerazione con attenzione, poiché il sentimento anti-occidentale diffuso in ampie frange della popolazione promette ora di provocare un effetto domino di cui potrebbe beneficiare la stessa Russia.
Le mosse di Putin. La preoccupazione dell’Italia. I possibili scenari: dal blitz alle proteste di piazza
Mosca in queste ore guarda con grande attenzione alla situazione di Niamey, fiutando la possibilità di eludere le sanzioni occidentali mettendo le mani sui ricchi giacimenti di uranio presenti nel Paese. Proprio in questi minuti, fra l’altro, Putin presiede il summit Russia-Africa, con 49 Stati rappresentati a San Pietroburgo su un totale di 54 inviti. Apprensione si respira in queste ore anche nel governo italiano, con Giorgia Meloni costantemente aggiornata sull’evolversi della situazione dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Si guarda con attenzione alla situazione dei 170 italiani residenti in Niger ma pure alle condizioni di sicurezza del contingente italiano nel Paese.
Fonti informate sulle mosse di Palazzo Chigi non escludono a questo Blog che un passaggio sul Niger possa trovare spazio nelle dichiarazioni ufficiali di Meloni e Biden nell’incontro…