Agosto 4, 2023

Niger, la guerra dista poche ore. ECOWAS pronta all’intervento militare: tutti i dettagli

È una clamorosa accelerazione, un avvicinamento forse inesorabile all’intervento militare, quello a cui si assiste in Niger nelle ultime ore. Un approdo quasi inevitabile, il risultato del fallimento dei negoziati che hanno portato la delegazione ECOWAS a lasciare nottetempo Niamey, senza essere neanche ricevuta dal leader dei golpisti, il generale Tchiani.

Ma che sia una giornata di svolta è chiaro fin dal primo pomeriggio, fin da quando, cioè, il presidente della Nigeria, Bola Tinubu, invia una richiesta scritta al proprio Parlamento. Vuoel l’autorizzazione preventiva all’uso della forza nella nazione di confine. Di più: propone di bloccare le rotte marittime ed aeree del Niger. Una mossa politica fortissima, che ha il sapore dell’ultimo checkpoint, del crocevia obbligatorio prima del passaggio all’azione. Certo, esiste l’ipotesi che si tratti di un ultimo bluff, di una mossa volta a verificare fino a che punto i golpisti a Niamey si mostreranno compatti attorno alla figura di Tchiani, e nella volontà di continuare a rifiutare ogni tipo di apertura nei confronti delle richieste ECOWAS. Ma a questo punto il piano sembra molto inclinato, forse troppo, per sperare di invertire l’inerzia della biglia, ora dopo ora sempre più vicina allo strapiombo di un confronto aperto che rischia di infiammare l’intera regione del Sahel.

I piani militari: chi dovrebbe partecipare all’intervento militare in Niger. La possibile scadenza anticipata dell’ultimatum. Gli ostacoli per un’azione nella capitale e il ruolo di USA e Francia

Sono i leader della Difesa dei Paesi ECOWAS i protagonisti di queste ore, segno che la politica sta pian piano cedendo lo scettro dell’azione ai militari. Perché la via diplomatica è impraticabile. Sono stati proprio loro, i vertici dei vari eserciti della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, a redarre un dettaglia piano d’azione per un intervento militare in Niger. Hanno concordato le risorse necessarie, i tempi, le modalità dell’intervento, preservandosi però di comunicare al nemico quando e dove l’alleanza colpirà. Perché quella decisione sarà assunta dai capi di Stato. E perché almeno ufficialmente ci sono ancora 48 ore per la diplomazia. Anzi, forse meno.

Sì, perché alcune fonti sostengono che la scadenza di una settimana data domenica scorsa potrebbe in realtà essere più corta. L’ECOWAS, è la tesi, pretenderebbe una risposta definitiva dal generale Tchiani entro la mezzanotte di oggi. Sono rumours, voci incontrollate e difficilmente verificabili, ma che comunque hanno l’effetto di alzare i livelli di tensione.

A fare parte del leone, qualora fosse guerra, sarà la Nigeria, sia in fatto di mezzi impiegati che di soldati inviati a combattere “boots on the ground“. Eppure il neo-eletto Bola Tinubu, leader di turno dell’ECOWAS, ha bisogno dei suoi alleati: perché non passi che quella della Nigeria è una guerra d’occupazione. Per questo fin dal primo vertice ad Abuja ha chiesto la disponibilità dei suoi colleghi a rispondere presente all’emergenza della crisi. Con il passare dei giorni, ha ottenuto il sì di Senegal,…

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