Agosto 7, 2023

Niger, la solitudine di Bazoum: così il presidente resiste ai golpisti (e teme un nuovo tradimento)

Mohamed Bazoum è oggi un uomo sempre più solo. La sua presidenza un ricordo lontano. È questa la sensazione respirata in Niger dopo gli sviluppi delle ultime ore. Il Paese africano non viene raggiunto dall’ostentato ottimismo dei diplomatici d’Occidente. Come se la scadenza dell’ultimatum ECOWAS e il mancato intervento militare da parte dell’alleanza avessero d’un tratto sancito una svolta alla quale difficilmente si potrà porre rimedio. Non solo una mano di poker, quella persa alla mezzanotte di ieri, forse l’intera partita.

Eppure i fedelissimi del presidente ancora compulsano i telefoni, e sempre sperano che arrivi il segnale che aspettano. Giovedì, ad esempio, in quel di Abuja, capitale della Nigeria, i leader dei Paesi ECOWAS si riuniranno per fare il punto della situazione, per valutare l’impatto di sanzioni milionarie, ed in definitiva per stabilire il da farsi.

Perché è vero che già nei giorni scorsi sono stati varati piani militari per entrare a Niamey e rovesciare la giunta militare. E lo è pure che nessuno dubita del fatto che non servirebbe l’adesione di tutti i Paesi componenti l’alleanza per avere successo Ma c’è un motivo se i carri armati non sono entrati già adesso in Niger. Anzi, più di uno.

La resistenza di Bazoum: le pressioni dei militari, l’attesa per le mosse ECOWAS, il grande timore di un nuovo tradimento

Alcuni hanno a che fare con i timori di un bagno di sangue, altri con la consapevolezza che da un intervento militare deriverebbe instabilità diffusa in tutta la regione. E poi c’è la politica: perché è un fatto che la tela tessuta in questa settimana di contatti incessanti non sia stata capace di tenere insieme le molte anime di una coalizione che può essere tanto più autorevole quanto più è unita.

A tal proposito proprio il padrone di casa del prossimo vertice, il presidente nigeriano Bola Tinubu, è uno dei grandi sconfitti di queste ore. Il più convinto della necessità di intervenire, dell’importanza di non lasciare che il Sahel si trasformi in un santuario del terrorismo islamico, è stato anche colui che ad oggi ha dovuto arrendersi ai legittimi timori dei suoi alleati e delle cancellerie occidentali, le stesse che continuano a premere per una risoluzione pacifica della crisi, terrorizzate dall’apertura di un nuovo fronte caldo con cui f…

Lascia un commento