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Agosto 17, 2023

Spagna, nuovo testa a testa Sánchez-Feijóo. La partita per la presidenza del Congreso (che vale un governo) – DIRETTA

Al Palacio de las Cortes di Madrid solo posti in piedi. Nessuno dei 350 deputati appena usciti vincitori dalla battaglia del 23 luglio può permettersi di disertare. Ogni voto conta, nella prova generale del voto di investitura, quello che a settembre dovrà stabilire se uno tra Pedro Sánchez e Alberto Núñez Feijóo riuscirà (infine) a formare un governo.

Ma qui c’è il rischio di fughe in avanti, di corse impetuose ma senza regola. Perché è vero che veniamo dal Palio, la gara dove può vincere pure un cavallo scosso, però nella patria della corrida conta l’abilità del torero. La danza e la strategia, el corazón y la cabeza. E dunque, procedendo con calma (poiché ne servirà), cosa dice il taccuino? Risposta: 17 agosto, primo atto del campionato di Spagna. No, non la Liga di calcio (già iniziata) e neppure la Vuelta a España di ciclismo (alle porte). Questo è il Superclasico del godimento politico, il gioco d’aula per eccellenza. Ci si batte per la “Mesa del Congreso“, l’organo più importante della vita parlamentare iberica.

Chi la fa sua scandisce i tempi del dibattito, ordina la formazione dei vari gruppi parlamentari, detta l’agenda politica del Paese, arbitra lo scontro all’interno delle Cortes. Ma questa volta c’è dell’altro, questa volta c’è di più. Il Paese è uscito dal voto senza una maggioranza chiara. Ne è seguita una torrida estate, fatta di scaramucce e provocazioni, trattative sotto (e sopra) il banco, proposte indecenti, scintille importanti. Ed ora? Ed ora si scende nell’arena, nella plaza de toros.

Lo stato dell’arte è il seguente: il Partido Popular è arrivato primo ma non ha vinto. Feijóo, il leader della compagine di centrodestra, l’ha messa in termini meno bersaniani: “Abbiamo accettato di aver vinto, ma che non abbiamo la maggioranza assoluta“. La sua base di partenza è composta da 137 seggi. A questi bisogna aggiungere i 33 dell’estrema destra di VOX e quello dei navarri di UPN. Il totale fa 171.

Dov’è la maggioranza? Al momento è distante cinque seggi. Se votano tutti e 350 i deputati, se nessuno si astiene, il magic number è 176.

Pedro Sánchez può ottenerlo? È difficile, ma può comunque vincere questo voto oggi (e il governo domani). Per capire dovete dotarvi di pallottoliere. Come dite? Non lo avete? Nessun problema. Arriva in soccorso il vostro Blog.

Il premier spagnolo parte dai 121 seggi del PSOE cui vanno aggiunti i 32 di Sumar, i 7 dei catalani di ERC, i 6 di EH Bildu, i 5 di PNV e l’unico di BNG. La somma fa 171. Cosa abbiamo qui? Sembrerebbe un pareggio. Ma ci sono (almeno) due fattori e altrettante incognite di cui bisogna tenere conto:

  • Prima incognita: per chi vota Cristina Valido, ovvero l’unica rappresentante della Coalizione delle Canarie? Fino ad oggi il partito ha giocato su due tavoli. Si è detto pronto a sostenere un governo Feijóo (senza Vox) ma non ha chiuso alla possibilità di far nascere un governo Sánchez. Siamo dinanzi ad un fulgido esempio di “vedo chi vince e poi salgo a bordo del carro giusto”.
  • Seconda incognita, la più pesante: cosa fanno i 7 deputati di Junts per Catalunya? I loro voti sono decisivi per far nascere (oppure no) un governo. Traduzione: la Spagna e il suo primo ministro pendono dalle labbra di Carles Puigdemont, il leader della tentata secessione catalana, per la giustizia iberica un latitante.

Lo avevamo lasciato ad Alghero, arrestato per alcune ore, poi rilasciato. Adesso sta giocando (bene) la sua partita, consapevole che forse un’occasione più ghiotta di questa per far “pesare” i propri numeri sul piatto della bilancia non gli ricapiterà.

Ed ecco la domanda delle domande: cosa vuole Puigdemont per far vincere la Mesa e la Moncloa (il palazzo del primo ministro) ad uno dei due contendenti? I rumours dicono che chieda un’amnistia nel processo che ancora vede coinvolto lui e decine di indipendentisti catalani. Qualcosa che sia abbastanza ambiguo da non restare però troppo vago. Un impegno chiaro e la promessa di un percorso (almeno) verso un nuovo referendum sull’indipendenza della Catalogna. Chi può dargli tutto questo? Sánchez e i suoi intermediari sono i giocatori che hanno intrattenuto dei contatti più intensi. Ma Puigdemont è un player spregiudicato. La decisione verrà presa questa mattina, nel corso di una riunione (rigorosamente online) del direttivo di Junts. I suoi la mettono così: “Carles avrà l’ultima parola, ma se è per questo anche la prima“.

Attenzione: cosa dice il regolamento del Congreso?

Ricordate il pallottoliere? Eravamo rimasti al 171 pari delle coalizioni guidate da Feijóo e Sánchez. Chi si aggiudica il voto di Cristina Valido sale a quota 172.

E poi? E poi al primo scrutinio, una soluzione al rebus è improbabile: ogni partito voterà i suoi candidati, e Puigdemont resterà alla finestra. Nel vivo si entrerà dal turno successivo di votazioni: i due candidati più votati al primo turno andranno infatti al ballottaggio, dove si gioca una partita nuova, con regole d’ingaggio differenti. Non serve più la maggioranza assoluta: basta quella semplice.

Ora la traduzione dall’italiano al politichese. Il Partido Popular schiera la sua attuale portavoce, Cuca Gamarra.

Qual è la sua strada per la vittoria? Se resta a quota 171, e tutti gli altri deputati votano contro, la partita è persa. Le cose cambiano se Cristina Valido vota con il PP: a quel punto i voti sarebbero 172, occorrerebbero a quel punto delle (improbabili) astensioni strategiche di Junts per consegnarle la Mesa. Lo ricordo: basta avere un voto in più della coalizione rivale.

E il PSOE? La candidata in questo caso è Francina Armengol, ex presidente delle Isole Baleari.

La candidata di Sánchez può ottenere al primo scrutinio la maggioranza assoluta solo se Junts le concede gentilmente almeno cinque voti (quattro con il voto favorevole della Coalizione delle Canarie). Al secondo turno ne basterebbero tre, di voti catalani, per chiudere la partita con un 174 a 172 in favore dell’alleanza di sinistra. Oppure bisognerebbe accaparrarsi il voto di Cristina Valido, sperando che gli uomini di Puigdemont non arrivino a votare con l’odiata coalizione del Partido Popular, al solo scopo di ottenere lo stallo.

Il Blog seguirà in diretta, per i suoi abbonati, la diretta del voto e quella delle trattative. Tutte le ultime indiscrezioni, il pallottoliere aggiornato, le dichiarazioni: sarà una mattinata rovente.

Sì, la Spagna val bene una Mesa.

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