Settembre 28, 2023

Intrigo all’ombra del Cremlino. Nubi sul futuro di Shoigu. Il rapporto con Putin e il giallo sul suo possibile successore

E se il lungo viaggio iniziato molti anni or sono, dalla remota repubblica siberiana di Tuva, fosse adesso per Sergej Shoigu da ritenersi concluso? E se essere addentro al Cremlino e ai suoi segreti, se dirsi e dimostrarsi fedele servitore di Vladimir Putin, d’improvviso non bastasse ad evitare una dolorosa purga?

Fra i molti che vi hanno ambito, proprio Shoigu, estraneo ai circoli di San Pietroburgo e Mosca, è forse colui che più ha accumulato motivi per credere che l’amicizia di Vladimir Vladimirovich fosse sincera.

Eppure adesso l’ombra della fine incombe pure sulla sua figura.

Come il sospetto che il rapporto costruito negli anni sia stato di mera convenienza. Illusione così reale da sembrare vera. Un po’ come nastrini e medaglie appuntati sul petto della sua uniforme.

Onorificenze inventate di sana pianta da chi non ha mai scavato una trincea o imbracciato un fucile. Fumo destinato a svanire, altro che carne viva o patto di sangue destinato a durare.

La storia narra che a metà degli anni Duemila sia stato proprio Shoigu, fra una battuta di caccia ed una camminata nella taiga, ad illustrare al presidente l’esistenza del rito sciamanico che avrebbe potuto consegnargli l’elisir di (quasi) eterna giovinezza.

In primavera, disse lui, le corna di cervo delle Montagne d’Oro dell’Altaj crescono ad una velocità insperata, di diversi centimetri ogni giorno. Ancora morbide, non calcificate, è quello il momento propizio per estrarne il sangue. Da qui derivò l’abitudine di sottoporre gli animali ad indicibile tortura: legati ad un macchinario e sollevati, esposti alla furia dei loro aguzzini, le corna dei cervi venivano recise con apposito seghetto. Dolore, si dice, paragonabile solo a quello di chi volesse privare un uomo delle proprie unghie.

A nulla valsero gli altrui avvertimenti: presidente, potrebbe non funzionare. Putin volle provare. Immergersi in una vasca contenente un estratto profumato di corna di cervo piene di sangue – aveva promesso il fido Shoigu – avrebbe migliorato il funzionamento del suo sistema cardiovascolare, oltre che ringiovanito l’aspetto della pelle. Da allora, i viaggi e i bagni di sangue sono continuati. Non solo nell’Altaj.

Il ruolo di Shoigu nel processo decisionale per l’invasione dell’Ucraina. L’ultimatum di Putin e il giallo sul possibile successore

Suo padre – Shoigu Kuzhuget – fu dirigente del Partito Comunista. Pare sia stato troppo timido per correggere i funzionari dell’anagrafe che sui documenti di identità scambiarono il suo nome per il cognome. Un errore mai corretto, tramandato di genitore in figlio, come per i contatti che valsero a Sergej la possibilità di farsi strada nella politica nazionale.

Assicuratasi la fiducia di un altro presidente, Boris Eltsin, il giovane Shoigu vestì i panni di Mr Wolfe, chiamato a risolvere problemi. Ovunque vi fosse una calamità naturale, qualsia…

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