Il misterioso caso di Qin Gang. Politica, amore, tradimento. Dentro il noir che scuote la Cina e il mondo
Messaggio per i lettori, fedeli o occasionali che siate. Alla fine di questo pezzo non avremo risposte certe su Qin Gang. Non sapremo che ne è stato dell’ex ministro degli Esteri di Pechino. Non avremo garanzie sul suo futuro.
La verità sembrerà sfuggirci. Ogni volta che ci crederemo ad un passo dall’afferrarla, quella svolterà per non lasciarsi prendere. Così, ad un certo punto, è probabile che molti di noi si chiederanno chi ce l’ha fatta fare di indagare su uno dei casi internazionali più grandi e complessi degli ultimi anni. Ma arrivati all’ultima parola, dell’ultimo rigo, dell’ultimo paragrafo di questo lungo pezzo, messi insieme gli indizi, raccolte le informazioni, incrociate le fonti, qualche risposta l’avremo. Forse non è poco.
È spesso banale l’innesco di un intrigo di portata mondiale. Tutto può aver inizio persino nella cucina di una casa come tante. Come quella di Qin Gang.
Si racconta infatti che siano stati i mooncake regalati da sua moglie Lin Yan alla first lady del presidente Xi Jinping, la cantante lirica Peng Liyuan, a colpire nel segno, a spalancare la strada all’irresistibile ascesa del “lupo guerriero” amato dai giornalisti occidentali per il suo stile brillante.
Nemmeno sua madre avrebbe sperato tanto. Da piccolo, l’unico modo per costringerlo a salutare, quando qualcuno gli si avvicinava, era assestare un colpetto sulla testa di Gang. In caso contrario, il bambino sarebbe rimasto in silenzio. È così che nacque il suo soprannome: “Piano“, come il tasto di un pianoforte che emette suono soltanto quando viene premuto. Crescendo, Qin Gang avrebbe imparato a sviluppare la sua tecnica, a suonare da solo, ad andare al ritmo della politica cinese.
Da capo del protocollo del presidente, nulla sfugge al suo controllo. Ogni dettaglio viene passato al vaglio: dal cerimoniale alle relazioni con gli altri capi di Stato. Nel 2016, ad Hangzhou, al G20 chiamato a diffondere all’estero la grandezza cinese, è lui il grande regista, l’uomo che soddisfa le richieste di Xi, l’artefice di un successo che non sarà dimenticato.
È così che Qin Gang si fa strada nella considerazione di Xi, che ne diviene privilegiato confidente. È così che arrivano importanza crescente ed incarichi di prestigio. Come la nomina ad ambasciatore cinese negli Stati Uniti. E nel primo anno a Washington eccolo lanciare il primo tiro dell’incontro di baseball dei Cardinals.
Oppure montare su una Tesla con accanto Elon Musk, trasmettere agli Stati Uniti (e al mondo) l’immagine di una Cina moderata e moderna, dialogante e aperta. Forse troppo.
L’ultima volta che Qin Gang viene visto in pubblico è il 25 giugno. Ha partecipato ad un incontro con il viceministro russo Rudenko. Da qui inizia il mistero.
All’inizio di luglio Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, dovrebbe recarsi in visita ufficiale a Pechino. Ma con un preavviso di soli due giorni la parte cinese informa Bruxelles che l’incontro non può essere celebrato. Senza fornire spiegazioni.
Che qualcosa di strano stia accadendo a Qin Gang si comprende in maniera più chiara a distanza di qualche giorno. Il ministro è atteso per un vertice a Giacarta, capitale dell’Indonesia, ma ancora una volta non si presenta. “Motivi di salute“, oppone Pechino alle domande insistenti della stampa estera, ma è una versione che regge lo spazio di poche settimane.
Il 25 luglio, ad un mese esatto dalla sua sparizione, Qin viene improvvisamente rimosso dalla carica di ministro degli Esteri e sostituito dal suo predecessore, l’esperto Wang Yi, asceso nel frattempo a capo della politica estera del Partito Comunista Cinese, ruolo apicale nella gerarchia diplomatica di Pechino.
Cos’è successo? Forse occorre tornare indietro. Riavvolgere le lancette dell’orologio? Ma per cambiare finale? O per riviverlo soltanto? Nel 2010, quando a Londra la incontra per la prima volta, Qin Gang non riconosce nella giovane Fu Xiaotian la persona che gli cambierà la vita. Dovranno trascorrere quasi dieci anni perché i destini dei due tornino ad incrociarsi. Questa volta a Pechino, questa volta da amanti.
Lei è brillante, attraente, lavora per Phoenix TV, un gruppo cinese, a dispetto del nome. È un caso che l’ultima intervista del suo programma di successo “Talk with World Leaders” sia proprio quella con Qin? Forse no.
Gli indizi di Fu Xiaotian sui social. La teoria della vendetta e quella del doppio agente segreto. La fuga di notizie nelle Forze Armate di Pechino e l’ultima speranza di Qin Gang
Accade qualcosa di strano. Giugno 2023. Qin è scomparso, è vero, ma ancora nessuno immagina che possa essere rimosso: d’altronde è stato nominato ministro da appena 6 mesi, e tutti sanno quanto Xi tenga a lui. Eppure sui social cinesi si parla con sempre maggiore insistenza della presunta relazione tra Qin Gang ed una giornalista cinese: è proprio Fu Xiaotian. Ma allora perché la censura non interviene? Perché il Partito Comunista stavolta non tappa la bocca di chi osa infangare il pupillo del presidente? E poi, anche se fosse, cosa c’entra una storia d’amore con la caduta di Qin? È qui che il giallo diventa noir.
Per avere speranza di comprendere bisogna seguire gli indizi lasciati sui social da Fu Xiaotian. Il 13 marzo 2023, durante le tradizionali “Due sessioni”, che di anno in anno rappresentano il momento di più alto dell’attività parlamentare in Cina, Qin Gang viene promosso Consigliere di Stato, diventando così uno dei più giovani leader del…
Un commento su “Il misterioso caso di Qin Gang. Politica, amore, tradimento. Dentro il noir che scuote la Cina e il mondo”
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Sembra la storia dei due protagonisti di 1984 di Orwell, spero non vada a finire come il famoso romanzo inglese.