Novembre 16, 2023

Biden-Xi Jinping, retroscena di un rapporto. La grotta cinese, il viaggio in Iowa e la “musica” del “dittatore”

Ad un certo punto della discussione a porte chiuse, Joe Biden tira fuori dalla tasca il suo telefono. “Conosce questo giovane?“, chiede a Xi Jinping, indicando una foto sullo schermo. È un attimo. Nello sguardo del presidente cinese si accende un’emozione: “Certo, è stato 38 anni fa“.

Xi Jinping posa sorridente, i capelli nerissimi, ma più disordinati, indosso un maglione da bravo ragazzo. E alle spalle il Golden Gate, il simbolo di San Francisco, la stessa in cui torna oggi da presidente della Repubblica Popolare Cinese. Chi l’avrebbe mai detto? Lui non di certo.

Gli piace quel ricordo, chiede che l’interprete traduca. E al di là della coincidenza geografica non è un caso che l’inquilino della Casa Bianca decida di mostrarglielo proprio in questa occasione. America e Cina hanno bisogno di riportare indietro le lancette, perché il tempo e le circostanze le hanno spinte troppo oltre. Se non è un reset, quello che cercano nella magione da 48 stanze che un tempo ospitò la serie “Dinasty“, poco ci manca.

Prima che il negoziato abbia inizio, una reporter chiede insistente se Biden e Xi nutrano fiducia l’uno nell’altro. L’americano abbozza una risata imbarazzata e passa oltre. Il cinese ascolta l’interprete, ma pure lui non risponde.

Biden dice di conoscere Xi Jinping più di qualunque altro leader, di aver viaggiato con lui per circa 17mila miglia, di aver trascorso in sua compagnia 78 ore. E che una volta, da numeri 2 dei rispettivi Paesi, Xi abbia approfittato dell’atmosfera rarefatta dell’altopiano tibetano per porgli una domanda filosofica: “Mi ha chiesto: ‘Può definire l’America per me?’. E io ho risposto: ‘Sì, posso. In una parola: possibilità’“.

Il fact-checking dei giornalisti americani ha tolto un po’ di romanticismo all’intera vicenda. Biden e Xi hanno percorso insieme non più di mille miglia, afferma il Washington Post. E a fare da sfondo alle loro conversazioni non era l’altopiano tibetano ma la Cina rurale. Eppure qualcosa resta. Ad esempio l’approccio di Joe Biden alla politica estera. Croce e delizia dei funzionari che gli stanno intorno.

Il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, uomo chiave della sua amministrazione, racconta del presidente: “Spesso dice che tutta la politica estera è personale, che i rapporti personali con i leader sono davvero importanti“. Antony Blinken, segretario di Stato USA, aggiunge: “Ha un istinto molto forte“.

Su questi presupposti non lascia ben sperare la previsione che Biden, da vice di Barack Obama, si lasciò scappare nel corso di una riunione alla Casa Bianca di qualche anno fa: “Penso che abbiamo le mani legate con questo ragazzo“. Era il modo per sottolineare la difficoltà di stringere un legame con Xi, di smuoverlo dai suoi profondi convincimenti. Un cronista di Pechino, qualche anno fa, intervistato dal New Yorker a proposito della personalità del leader cinese sintetizzò: “Non ha paura né del Cielo né della Terra. Ed è, come diciamo, rotondo fuori e quadrato dentro; sembra flessibile, ma dentro è molto duro“.

Difficile attendersi qualcosa di troppo diverso. Nel 1962, suo padre Xi Zhongxun è accusato di sostenere un romanzo osteggiato da Mao. Viene epurato dal Partito Comunista, colpito dove fa più male: negli affetti. Sua madre è spedita ai lavori forzati.

E lui, Xi Jinping, destinato ad un campo di rieducazione, costretto a vivere in una grotta, a dormire su un letto fatto di argilla e mattoni.

Trascorre le giornate a lavorare i campi e a riparare strade, e le notti nel tentativo di leggere libri di ogni tipo, anche occidentali, cercando di ignorare il morso delle pulci.

Gli anziani del villaggio di Liangjiahe lo ricordano come un adolescente alto e pallido, menzionano un particolare talento per la costruzione di dighe, meno portato per la coltivazione del mais e del grano. Sarà per questo che in quel famoso viaggio di 38 anni fa, il giovane uomo della foto mostrata da Joe Biden, si presenta in Iowa, nella piccola ma accogliente Muscatine, per fare ricerche sullo sviluppo agricolo?

Alla famiglia Dvorchak, che lo accoglie in casa, Xi non si presenta come segretario del Partito Comunista dell’Hebei. Preferisce identificarsi come capo dell’Associazione dei mangimi di Shijiazhuang. Con i ragazzi al college e le stanze libere, Eleanor Dvorchak sceglie di assegnargli la camera del figlio. Ricorda di averlo visto più volte guardare fuori dalla finestra: “Sembrava dicesse: ‘Oh, mio Dio’, e io pensavo: ‘Cosa c’è di così insolito? È solo una casa a due piani’“.

Ma non è solo questo. È pure l’impatto con un’altra cultura, la full immersion nell’America profonda, l’effetto del caratteristico Midwest, l’emozione di un giro in barca sul mitologico Mississippi. Mentre il giovane Xi Jinping riposa, a vegliarne il sonno sono i personaggi di un poster di Star Trek.

Sarah Lande, direttrice dell’organizzazione Iowa Sister States, è colei che rende possibile l’arrivo di Xi e dei suoi compagni in America. Nel 1985, quando serve loro stufato di fagiolini, arrosto di maiale e un po’ di biscottini al cioccolato fatti in casa, davvero non può immaginare che tra i suoi ospiti ci sia il futuro presidente della Cina. Ma sono esperienze che non si dimenticano.

Nel 2012, poco prima di raggiungere il vertice della piramide cinese, Xi torna a Muscatine, e chiede di incontrare i suoi vecchi amici dell’Iowa. Guardando negli occhi Sarah Lande, prima di congedarsi dice: “Siete state le prime persone che ho incontrato in America. E per me voi siete l’America“.

Ma non bastano due settimane per sentirsi americani, per capirsi fino in fondo.

I retroscena del rapporto Biden-Xi. Il tema più spinoso del negoziato a San Francisco. La “musica” del “dittatore” e l’aneddoto sulla moglie del presidente

Proprio a Joe Biden, qualche anno fa, Xi chiede perché gli Stati Uniti pongono “così tanta enfasi sui diritti umani“. Biden risponde: “Nessun presidente degli Stati Uniti potrebbe rappresentare gli Stati Uniti se non fosse impegnato a favore dei diritti umani. Se non capisci questo, non puoi trattare con noi. Il presidente Obama non riuscirebbe a restare al potere se non ne parlasse. Consideratelo quindi come un imperativo politico. Non ci rende migliori o peggiori. È quello che siamo. Voi prendete le vostre decisioni. Noi prenderemo le nostre“.

Pure nella fiera dei buoni sentimenti andata in scena a San Francisco ignorare le divergenze è impossibile. Le comunicazioni militari sono state riattivate, l’intenzione di collaborare su grandi temi come intelligenza artificiale e cambiamento climatico è stata dichiarata. Ma resta l’elefante nella stanza di Taiwan, la granitica certezza di Pechino per cui “<…

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