Dicembre 5, 2023

Zelensky e l’assenza dell’ultimo minuto al briefing coi senatori USA. I “pugni” di Klitschko e il problema Zaluzhny

Era dai primi giorni di questa maledetta guerra, da quelli contrassegnati dai tentativi dei sabotatori russi di raggiungerlo nel bunker di Bankova Street, di assassinarlo, di eliminare il problema alla radice, che essere Volodymyr Zelensky non era così difficile. I media hanno deciso che la guerra in Ucraina non è più così importante, che dalla resistenza di Kyiv non passa il futuro dell’Europa, la libertà in Occidente. È un errore di lettura, nel migliore dei casi una svista, nel peggiore un tentativo di facilitare il compito al nemico. I campanelli d’allarme risuonano ovunque, all’estero come – soprattutto – tra le proprie mura. E c’è un dato di fatto che l’uomo che ha sfidato Putin non può permettersi di ignorare: l’Ucraina non è più così compatta come le circostanze richiederebbero.

Prendete il sindaco di Kyiv, Vitali Klitschko, un passato da campione del mondo dei pesi massimi di pugilato, una discreta abitudine ad affondare il colpo, a centrare il bersaglio. Klitschko sostiene di non essere affatto sorpreso del calo di popolarità riportato da Zelensky. Gli ultimi sondaggi citati dall’Economist attribuiscono al presidente un rating di fiducia pari al 32% e in forte calo. Sono numeri che se confermati risulterebbero insostenibili sul medio periodo. “Le persone vedono chi è efficace e chi no“, ha attaccato Klitschko, e “Zelensky sta pagando per gli errori commessi“.

Ma quali sono gli errori del presidente ucraino? Risposta: “La gente si chiede perché non fossimo meglio preparati per questa guerra. Perché Zelensky ha negato fino alla fine che ciò sarebbe accaduto. O perché è possibile che i russi siano riusciti a raggiungere Kyiv così rapidamente. C’erano troppe informazioni che non corrispondevano alla realtà. (…) Il presidente oggi ha una funzione importante e dobbiamo sostenerlo fino alla fine della guerra. Ma alla fine di questa guerra ogni politico pagherà per i suoi successi o i suoi fallimenti“.

Sono appunti legittimi, interrogativi sacrosanti, ma risalenti ad una fase della storia che si è chiusa. Cos’abbiamo qui? Dei pretesti.

Breve promemoria: Volodymy Zelensky è il leader di un Paese invaso, è il presidente che con la propria resistenza – fisica, politica, mediatica – ha impedito la fine dello Stato ucraino per come oggi lo conosciamo. E allora cosa sta facendo Klitschko? C’è chi dice stia preparando il terreno per la sua discesa in campo alle prossime presidenziali. Altri credono stia tirando la volata al Comandante in capo delle forze armate, Valerij Zaluzhny, forse l’uomo più popolare d’Ucraina, ma anche il problema maggiore per chi è chiamato a tenere unito il Paese, a raccogliere aiuti all’estero, a condurre la nazione alla meta.

Zelensky e l’assenza all’ultimo minuto al briefing con i senatori USA. La nera previsione del capo di gabinetto presidenziale. La rottura con Zaluzhny e le elezioni all’orizzonte

I retroscena raccontano di comunicazioni azzerate, con ripercussioni anche nella gestione quotidiana della guerra. Lo staff del presidente smentisce ufficialmente l’esistenza di dissidi personali, ma tutti leggono le dichiarazioni dei protagonisti. E se Zelensky bacchetta Zaluzhny per aver definito la guerra in uno stadio di “stallo”, se lo invita a lasciare il campo di battaglia – pur senza nominarlo direttamente – per scendere nell’agone politico, allora è chiaro che esista un problema.

Il taccuino di guerra parla chiaro. Ecco una delle ultime dichiarazioni di Zelensky: “Se un militare decide di impegnarsi in politica, cosa che ha il diritto di fare, allora dovrebbe impegnarsi solo in politica, poiché non potrà impegnarsi in guerra. Se fai una guerra, pensando che domani entrerai in politica o correrai alle elezioni, allora sia a parole che in prima linea ti comporterai come un politico, e non come un militare, il che, mi sembra, è un grosso errore“.

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