Dicembre 6, 2023

Maduro pronto ad aprire il “Terzo Fronte”. Venezuela-Guyana: i rapporti di forza militari, gli scenari politici e le conseguenze globali

Nelle ultime ore le certezze dei “tutto-benisti” in servizio permanente, del folto gruppo di esperti che ha dato il meglio di sé sentenziando che “Putin non attaccherà mai l’Ucraina, non gli conviene“, hanno iniziato a vacillare anche attorno alla questione VenezuelaGuyana.

Il motivo è che Nicolás Maduro ha parlato, certo, e lo ha fatto usando toni che non lasciano presagire un buon Natale ed un felice anno nuovo. Ma c’è dell’altro. C’è che forse – e mi raccomando con calma, senza fretta – la consapevolezza che le regole del gioco sono saltate sta finalmente facendosi strada.

Così può succedere che una mossa azzardata, a prima vista controproducente, sconsigliata dalla diplomazia e dal galateo dei rapporti internazionali – un esempio a caso: l’annessione del 70% del territorio del vicino – sia oggi da catalogare sì alla voce “difficile“, ma solo a patto di aggiungere necessariamente la postilla “possibile“.

E allora analizziamo gli scenari, tutti. Perché ce n’è bisogno.

Il game-changer è quello che si è materializzato lo scorso 3 dicembre: la vittoria del al referendum indetto da Maduro sull’annessione della Guayana Esequiba, regione storicamente contesa con la Guyana. Il dittatore sfida la Corte Internazionale di Giustizia (il braccio giuridico dell’ONU, delegittimato urbi et orbi da anni di equilibrismo senza visione), lascia intendere di essere pronto ad artigliare una delle strisce di terra più ricche del pianeta per presenza di petrolio, gas e altre risorse naturali. La partecipazione alle urne viene fissata ufficialmente attorno al 50%, mentre dentro e fuori il Venezuela si ritiene che questi numeri siano stati pesantemente gonfiati.

Prima domanda: cambia qualcosa nell’analisi del risultato e delle sue conseguenze? Risposta: no, quando vivi all’interno di un regime di autoritario in cui la parola del dittatore è legge.

Ed eccoci al dunque, a proposito del dittatore: Maduro alza consapevolmente i toni dello scontro, è un professionista del settore. Così ordina l’avvio dell’esplorazione dei giacimenti petroliferi e di gas della Guayana Esequiba, dichiara l’annessione de facto della regione contesa, fornisce alle compagnie già presenti in loco un massimo di tre mesi per fare i bagagli. Perché può permettersi un atteggiamento simile? Perché ragiona con la consapevolezza del passato e con un occhio sul futuro.

Primo punto: sa che oggi – pur indebolito dall’incapacità di governare, dal malcontento dei suoi stessi connazionali – è comunque più saldo di ieri. Nessuno ha avuto la forza e il coraggio di approfittare di una finestra di opportunità probabilmente irripetibile – subito dopo i brogli registrati alle ultime elezioni presidenziali – per buttare giù il regime.

Secondo punto: nella valutazione degli scenari di Maduro, sulla bilancia dei pro e dei contro, la tensione con la Guyana è propedeutica al rafforzamento della sua immagine interna. Piccolo promemoria: nel 2024 in Venezuela si vota. O almeno si dovrebbe.

Gli scenari aperti sono dunque principalmente un paio: uno vede Maduro impegnato in un’escalation di parole, nel tentativo di sfruttare il sentimento patriottico di un Paese isolato a livello internazionale per rivendicazioni territoriali che buona parte dei venezuelani (anche molti degli anti-Maduro, attenzione) considerano fondate.

Quali sono le controindicazioni più probabili? Il peso delle sanzioni e il rischio di un incidente che trascina tutti nel conflitto.

L’altro scenario è l’evoluzione del primo: un Paese in guerra, impegnato in combattimenti contro la Guyana e contro chi dovesse farsi avanti per difenderne i confini, “costretto” per cause di forza maggiore a rinviare a data da destinarsi l’appuntamento elettorale.

Vi sembra davvero così assurdo nel momento in cui Maduro registra una perdita di consensi persino nei fortini chavisti e l’avanzata dell’opposizione unita attorno ad una candidatura unica?

Gli scenari militari. Il fattore “giungla”. I rapporti di forza tra gli eserciti. Il possibile coinvolgimento di Stati stranieri. L’importanza globale della questione Venezuela-Guyana

Il Brasile, un Paese con un punto di vista privilegiato sulla vicenda – confina sia con il Venezuela che con la Guyana – ha in questo senso iniziato a comprendere che “preoccuparsi“, nel senso di “occuparsi prima” (che sia tardi) non è mai un errore. Notizia delle ultime ore: all’incirca 300 soldati brasiliani e decine di veicoli blindati sono stati schierati al confine con il Venezuela. Qual è il motivo principale di questa mossa? In una parola: la giungla.

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