Dicembre 11, 2023

Caos Tories: ore decisive per la leadership di Sunak. Chiamate dei parlamentari per il ritorno di Boris Johnson. E spunta il “piano C”…

A chi in queste ore compone il suo numero chiedendogli di tornare, Boris Johnson risponde con William Shakespeare. Dice e non dice, azzarda un passo, poi si ritrae. Infine chiude le comunicazioni dichiarandosi impegnato nella stesura di un imperdibile tomo sul Bardo di Avon. Clic, ci sentiamo a Natale. Forse.

Ma chi può credere a questa dissimulazione? Nessuno. Tutti leggono nella mente di BoJo. Chiunque percepisce l’umano desiderio di tornare in scena. Potrebbe pure trasformarsi in tragedia politica, ma ne varrebbe la pena. Eppure per capire lo spirito che anima il personaggio bisogna portare indietro le lancette, chiedere alla macchina del tempo di fare una fermata ai giorni della rocambolesca sostituzione della meteora Liz Truss alla guida dei Tories e del Regno Unito.

Johnson è ai Caraibi, moglie e figli al seguito: una vacanza per curare le ferite rimediate negli ultimi mesi, dal Partygate al sanguinoso addio (o arrivederci?) al luogo del suo cuore, il numero 10 di Downing Street. Ma il telefono continua a squillare.

Da Londra il suo esercito di parlamentari incalza: c’è uno spiraglio per tornare in sella, è piccolo, ma c’è. Che fare? Al fido James Duddridge, Boris affida poche parole che sanno di grido di battaglia, di citazione letteraria: “Sto tornando, Dudders, lo faremo. Sono pronto“.

Non è chiaro quale tattica di sopravvivenza utilizzi per comunicare all’amata Carrie che la vacanza è finita prima di iniziare. Le loro liti furiose, negli anni di fidanzamento, hanno costituito un genere a parte per i tabloid. Rimane leggendaria la volta in cui una goccia di rosso finì sul divano. Distrazione fatale, per BoJo. Ecco Carrie che sbotta: “Non te ne frega nulla, perché sei viziato“. La donna afferra il portatile di Johnson, scrigno dall’inestimabile valore, cassaforte dei pensieri e del lavoro di una vita: “Lascia il mio dannato computer“, azzarda Boris sull’orlo del baratro. Ma è tardi, troppo: “Crash!”, sinistro rumore di piatti che vanno in frantumi. E poi l’ordine perentorio di Carrie: “Esci immediatamente dal mio appartamento!“. Seguiranno la chiamata alla polizia dei vicini di casa, e la rassicurazione dei protagonisti: grazie, agenti, va tutto bene. Siamo semplicemente noi.

Fatto sta che la coppia monta su quel volo per Londra, perché al di là del furore vince l’amore, la sintonia, il progetto di vita comune. E che l’operazione “ritorno a Downing Street” non vada a buon fine – ci crediate o no – è solo un dettaglio.

Ci saranno altre occasioni, si ripetono da quel giorno i suoi alleati. Oggi a voce un po’ più forte.

Tories, le chiamate a Boris Johnson per tornare in sella: ostacoli e rumours. Rishi Sunak e il voto decisivo in Parlamento. L’ipotesi del “piano C”

Secondo un retroscena pubblicato dal Times, almeno una decina di parlamentari del “red wall“, il muro rosso delle roccaforti laburiste, avrebbero privatamente ammesso il loro pentimento per avere spodestato Boris Johnson come leader. Il motivo è semplice: se hanno ottenuto un seggio nel fortino Labour lo devono allo scapigliato newyorchese che ha reso possibibile una vittoria storica. Ed oggi tremano al cospetto dei sondaggi.

Nota a margine (ma neanche troppo): anche alcuni ministri dell’esecutivo di Rishi Sunak sarebbero nella lista dei nostalgici del vecchio leader. E dunque alt, perché qui la questione diventa intrigante.

Raccontata in estrema sintesi: nelle prossime ore il primo ministro si gioca la poltrona, o almeno il portone, quello di Downing Street. In gioco c’è il controverso disegno di legge con cui il governo intende trasferire i richiedenti asilo in Ruanda. Gli avvocati Tories consiglieranno oggi un inasprime…

Lascia un commento