Gennaio 9, 2024

Dentro il bunker con Volodymyr Zelensky. Il racconto straordinario delle prime ore di resistenza. Retroscena, coraggio e azzardo: così ha sfidato Vladimir Putin

È nel dietro le quinte di un teatro che Simon Shuster incontra per la prima volta Volodymyr Zelensky. Fra luci e costumi di scena, nessuno dei due può ragionevolmente pensare che di lì a poco il destino li farà ritrovare nell’oscurità di un bunker di epoca sovietica.

CREDIT: Anastasia Taylor-Lind

Sotto l’assedio dei bombardamenti russi, il giornalista del Time con accesso al numero 11 di Bankova Street proprio non si capacita che il presidente ucraino non tenga un diario. La Storia si sta scrivendo attorno a Kyiv, ma nessuno sembra interessato a prendere appunti. Chi un giorno volesse ricostruire le emozioni di quelle ore non potrebbe che affidarsi ai ricordi dei protagonisti, o a un resoconto straordinario come questo. Scartata pure la speranza di stabilire lo stato d’animo di Zelensky tramite Whatsapp. Il presidente ha l’abitudine di rispondere ai messaggi dei suoi collaboratori con l’emoji del pollice in su, vero incubo per i suoi assistenti, spesso incerti sulla sua interpretazione.

Ciò che è fuori discussione è che sia l’essenziale a farla da padrone diversi metri sottoterra. Il giaciglio su cui Zelensky chiude gli occhi per poche ore ogni notte è grande appena per cambiare posizione. Nelle cucine le scorte sono a base di carne in scatola e pane raffermo. Solo nel corso delle riunioni vengono distribuiti dolci, ma persino il cioccolato può trasformarsi in un brutto sogno se per giorni, come capita ad un ministro del governo ucraino, è l’unica cosa ciò che ti tiene in vita.

CREDIT: Maxim Dondyuk

Chi vive vicino a Zelensky in quelle giornate non può dimenticarne l’aspetto. Saranno le notti insonni, la mancanza di luce solare, l’assenza di aria fresca. Oppure le notizie dei sabotatori russi in avvicinamento, inviati del Cremlino chiamati a decapitare la leadership ucraina. Ma è in ogni caso un fatto che accanto a lui si abbia l’impressione di camminare affianco ad un morto vivente.

Buongiorno“, borbotta il presidente una mattina. E la scena è surreale al punto che il suo assistente, osservando il pallore del suo viso, non se la sente di replicare: “Non ho mai visto un essere umano in quelle condizioni“, avrà modo di ricordare.

Chissà se il presidente in quelle ore pensa al comfort lasciatosi da poco alle spalle. Prendendo il potere, nella primavera del 2019, Zelensky ha promesso che non farà come i suoi predecessori: la sua residenza non sarà trasferita in una delle proprietà governative, soprattutto non nella sontuosa magione situata nel quartiere storico di Koncha-Zaspa. I capi di Stato che vi hanno abitato prima di lui l’hanno resa una dimora da mille e una notte: sala da biliardo, home theatre, piscina coperta. A fare da guardia all’ingresso pure due statue di leoni a grandezza naturale. Si capisce che la stampa non possa perdonargli di aver ceduto alle tentazioni che lui stesso ha denunciato come simbolo di corruzione. Eppure è lì che Zelensky si trova quando le bombe interrompono il silenzio della notte. Peccato veniale, visto l’eroismo del dopo.

Alle 4:30 i primi ad allertarsi sono il pappagallo e il pastore tedesco di famiglia. Poi è sua moglie, Olena Zelenska, a percepire gli scoppi in lontananza. Sembrano fuochi d’artificio. E invece sono i boati che annunciano l’arrivo in Ucraina della Storia.

  • Le prime parole di Zelensky alla moglie Olena dopo l’attacco.
  • Il primissimo ordine impartito al ministro della polizia di frontiera.
  • La risposta piccata al leader europeo che lo dava per spacciato.
  • L’azzardo della visita a sorpresa nella città liberata e la presenza di agenti russi.
  • La tentazione dei “pieni poteri”.
  • Il coraggio di un eroe.

Volodymyr Zelensky è già in piedi. In completo grigio scuro non ha bisogno che la moglie pronunci la domanda a voce alta. Basta il suo sguardo confuso perché il presidente si decida a sancire che sì, “nachalos, è iniziato.

Il colpo è duro, ma non c’è tempo per provare stupore. E nea…

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