Caucus Iowa: guida rapida (ma ragionata) al voto di stanotte. Sondaggi, analisi, orari, risultati: via alle Primarie Repubblicane. Inizia la grande corsa per la Casa Bianca – LA DIRETTA
Dopo mesi di campagna elettorale, dibattiti, incontri con i cittadini, polemiche, sondaggi, la lunga attesa è finita: si vota. Iniziano ufficialmente le primarie Repubblicane con i caucus dell’Iowa. Meglio: comincia la grande corsa verso USA 2024. Il Blog seguirà lo spoglio in diretta. Ecco una guida rapida al voto di stanotte.
Ok, la prima domanda è: quando arriveranno i voti? Capisco bene che vogliate mandare avanti me e svegliarvi soltanto al momento buono. Allora un po’ di orari utili, ma quasi nessuna certezza:
- All’1:00 di notte (ora italiana) si aprono i seggi.
- Alle 2:00 si comincia a votare.
- Attorno alle 2:45 dovremmo iniziare ad avere già i primi risultati dai distretti più piccoli, per quelli più grandi dovremo attendere.
- E il vincitore? Nel 2016 è stato annunciato intorno alle 4:30. Ma questo è un anno particolare. Se vogliamo dirla tutta, il vincitore lo conosciamo già.
Nella storia del Partito Repubblicano nessun candidato ha mai vinto in Iowa con uno scarto superiore ai 13 punti sul secondo. Oggi la media dei sondaggi dice questo:
Donald Trump dovrebbe vincere di oltre 30 punti. Dunque la chiudiamo qui? No, signore e signori. Ci sono un po’ di cose da guardare.
- Il secondo posto. Vincere la medaglia d’argento non è mai stato così importante. Chi arriva secondo tra Nikki Haley e Ron DeSantis diventa ufficialmente lo sfidante di Trump in queste primarie. Intendiamoci: se DeSantis arrivasse terzo stanotte nessuno gli impedirebbe di continuare la sua corsa fino alla fine, ma sarebbe con ogni probabilità un esercizio inutile. E anche un po’ kamikaze. Le campagne elettorali, e in particolare le primarie USA, si giocano su quello che gli americani chiamano “momentum“. È lo slancio, il vento in poppa. Se DeSantis non riesce ad arrivare secondo in uno Stato molto di destra, molto evangelico, con un voto riservato ai soli iscritti nelle liste repubblicane, chiuso agli elettori indipendenti più “moderati”, ebbene, la sua corsa è finita.
- Il margine di vittoria. C’è un altro fattore decisivo nelle campagne elettorali: è quello che ha a che fare con le aspettative. Trump in questi mesi le ha fissate molto in alto, lasciando intendere che quella che arriverà stanotte sarà una vittoria schiacciante. “Landslide“, come dicono quelli bravi. Più in generale, si è mostrato talmente sicuro di aver in pugno la nomination da disertare persino i dibattiti televisivi con gli altri candidati. Come a dire: “Non mi servono, è chiaro che il candidato dei Repubblicani sono io“. Potrebbe avere ragione, certo. E i sondaggi finora dicono che ce l’ha. Ma per come l’ha messa, una vittoria che in altri anni sarebbe stata “record” (esempio: una vittoria di 15 punti sul secondo classificato) oggi potrebbe sembrare un mezzo flop. Fissiamo dei punti fermi allora: Trump vince “bene, benissimo” se supera il 50% e mette fra sé e il secondo almeno 25 punti. In caso contrario ne discutiamo.
- Il dato di Haley. Ipotizziamo che Nikki Haley finisca seconda, così come l’atteso e rispettato ultimo sondaggio svolto da NBC News/Des Moines Register/Mediacom ha stabilito. Ebbene, in vista del New Hampshire è importante che ci sia “luce” tra lei e DeSantis. Esempio pratico: se Haley arrivasse seconda con il 18,6% e DeSantis terzo con il 18,5%, per Nikki non sarebbe questa grande notizia.
- L’affluenza. Gli elettori dell’Iowa sono noti per essere particolarmente motivati e desiderosi di dire la loro. C’è molto orgoglio per il fatto di essere i primi sul calendario delle primarie, quelli che dettano l’agenda al resto del Paese. Però c’è un però: in Iowa un freddo così, nei giorni dei caucus, non si era mai visto. Ci sono temperature sotto lo zero, bufere di neve, un clima che non sfigurerebbe in un film di catastrofi naturali. Voi uscireste di casa per andare a votare in un’elezione di cui vincitore è già noto? Qualche riferimento. L’ultima volta in cui tra i Repubblicani c’è stata gara, nel 2016, hanno votato 186mila elettori su 615mila aventi diritto: circa il 30%. Secondo alcuni strateghi repubblicani, stavolta sarà difficile superare i 150mila voti. Ricordate: meno gente va a votare, più fanno la differenza gli elettorati motivati. Trump l’ha messa giù così: “Anche se voti e poi muori, ne vale la pena”
- Menzione d’onore. Doveva essere una guida rapida. Dunque basta, la chiudiamo qui. Ma non prima di aver dedicato una menzione d’onore per i “capitani”, le persone che fino all’ultimo secondo cercheranno di convincere gli elettori a votare per il candidato di cui sponsorizzano la corsa. Si ritroveranno nelle palestre di una scuola, nelle salette dimenticate di una chiesa, negli scantinati del vicino. Proporranno argomenti, una fetta di torta, ma visto il meteo più probabilmente una cioccolata calda. È il bello dei caucus, è la democrazia americana. Finalmente si comincia. Ci ritroviamo qui, stanotte.
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