Gennaio 17, 2024

Sunak “all-in” sul Ruanda. Voto ai Comuni sfidando i ribelli Tory. Rischio spallata: pallottoliere, sussurri e strategia di Downing Street

Non è la prima volta che lo tirano fuori. Ma la certezza è che non sarà neanche l’ultima. A Westminster torna di moda il pallottoliere, amico inseparabile, e insieme incubo ricorrente di quell’allegra combriccola di cui gli appassionati di politica non possono più fare a meno: i nostri cari Tories. E si capisce che il cronista che abbia l’ardire di definire “cruciale” l’appuntamento odierno ai Commons rischi di peccare di eccessiva enfasi, di incappare nell’accusa di periodico “al lupo, al lupo!” senza che mai si concretizzi la spallata. Ma non è certo colpa di chi scrive se la politica inglese è diventata questo spettacolo fatto di bluff ripetuti, prove di forza, congiure prima orchestrate e poi sopite, showdown rimandati e infine consumati all’ombra del prossimo “vedrai“.

D’altronde basta guardare i freddi numeri, provare ad analizzarli.

Il sito dei Comuni informa che la maggioranza di Rishi Sunak può contare su un margine di 54 seggi. Dunque basta che i 60 parlamentari Tory che ieri hanno sfidato il primo ministro e appoggiato la modifica del controverso disegno di legge sul Ruanda, politica chiave del governo sull’immigrazione, siano oggi conseguenti. Quando? Quando si tratterà di votare l’intero provvedimento in terza lettura, ultima possibilità per i Comuni di esprimere il proprio punto di vista prima che la Camera dei Lord lo discuta.

È corretto? Il vostro blogger garantisce di sì, almeno dal punto di vista dell’aritmetica. Ma poi interviene (anche) la politica. E qui si inseriscono i sussurri provenienti da Whitehall. A referto bisogna mettere anzitutto l’ira nei confronti delle fazioni ribelli. Una fonte commenta: “New Conservatives? Dovrebbero essere chiamati Nuovi Codardi“. Sì, tutti si amano, nel governo d’Inghilterra.

Altri dettagli? C’è ad esempio l’ostentata sicurezza del primo ministro sul fatto che gli stessi parlamentari venuti meno ieri agli ordini di scuderia non affonderanno la lama oggi. Pallottoliere alla mano, ne basterebbero 28 per mandare ko il governo. Anche meno qualora molti decidessero per l’astensione.

Vista la posta in palio, difficilmente Sunak potrebbe sopravvivere ad una sconfitta simile.

I pezzi grossi che remano contro Sunak. Il problema dei sondaggi. Il messaggio a porte chiuse dello stratega elettorale Tory. La strategia di Downing Street. I nomi (e i numeri) dei primi ribelli “certi” di votare contro il primo ministro

Il ragionamento da fare riguarda non solo la quantità, ma pure la qualità dei dissidenti. Nelle ultime ore, ad esporsi contro la linea del primo ministro, quella che chiede di lasciare invariato il provvedimento per non violare il diritto internazionale e rischiare così di alienarsi il favore del Ruanda al trasferimento nel suo territorio dei migranti arrivati irregolarmente nel Regno Unito, non sono (solo) “peones” ma anche pezzi grossi del Partito, gente che pesa.

C’è il solito Boris Johnson, innamorato del lavoro di primo ministro al punto – o almeno così sostiene il Sun – da presentare un’offerta da 30mila sterline per assicurarsi la replica a grandezza naturale del portone del N°10 di Downing Street utilizzata nella serie “The Crown“. Onestamente impossibile non amarlo.

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